Perugia, 26 agosto 2020 – “Un Ateneo che vuole essere internazionale, che desidera offrire reali opportunità e una prospettiva di futuro ai propri studenti, cuore pulsante della nostra istituzione, deve avere il coraggio di uscire dal proprio isolamento e di confrontarsi soprattutto con i migliori, esplorando senza sosta le opportunità che la globalizzazione offre, in termini di conoscenza, di metodi e di risorse condivise. Occorrono quindi coraggio, buon senso e un grande spirito di squadra, qualità queste ampiamente dimostrate in questi difficili mesi dalla comunità dell’Università degli Studi di Perugia. L’approvazione, per la prima volta dalla loro istituzione, di ben tre autorevoli moduli Jean Monnet da parte dell’Education, Audiovisual and Culture Executive Agency dell’Unione Europea, rappresenta un grande successo per questa visione del futuro dell’educazione e della ricerca. Non nascondo una certa emozione nel constatare il concreto apprezzamento, da parte delle istituzioni europee, per il grande lavoro che l’Ateneo ha svolto in questi mesi, in cui ci siamo impegnati per non lasciare indietro nessuno ma anche per offrire le migliori opportunità a tutti”.
Questa la dichiarazione del Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Perugia, Prof. Maurizio Oliviero, arrivata in risposta agli importanti riconoscimenti recentemente attribuiti dalle istituzioni europee all’Ateneo, tra i quali, appunto, l’approvazione di tre moduli Jean Monnet sui 26 assegnati all’Italia, in virtù dei quali l’Università è balzata al secondo posto nazionale tra le istituzioni accademiche che offrono i progetti di promozione dell’eccellenza nell’insegnamento e nella ricerca nel campo degli studi dell’Unione Europea.
Gli insegnamenti saranno tenuti dai professori Roberto Cippitani, del dipartimento di Medicina, Francesco Paolo Micozzi, di Giurisprudenza e Luca Pieroni di Scienze Politiche. I temi vanno dalla promozione della consapevolezza su diritti, obblighi e responsabilità legati alla ricerca scientifica, in attuazione della libertà di circolazione dei ricercatori e dei risultati della ricerca (Cippitani con il modulo “5TH*FREEDOM”), all’analisi dei rischi cui sono esposte le basi di dati e i sistemi informatici e alle potenziali ripercussioni delle violazioni sulla libertà degli individui, sull’economia e sulla sicurezza delle infrastrutture critiche (Micozzi con il modulo “CIBER”), alla politica comune europea nella governance globale della sicurezza alimentare alla luce dei cambiamenti climatici (Pieroni con il modulo “EUFOOD”).
Ma c’è di più: in aggiunta ai sopra elencati programmi Jean Monnet, la mobilità internazionale della comunità accademica, in attuazione del programma Erasmus+, riceverà un sostegno di ben 1.837.000 Euro, assegnati dall’Agenzia nazionale Indire, cui si aggiungono i fondi ministeriali e quelli messi a disposizione dall’Ateneo.
Stanziamenti che, concretamente, si tradurranno per studenti, docenti, ricercatori e personale in opportunità di mobilità all’estero per espandere ulteriormente la rete di relazioni dell’Ateneo in merito a ricerca, didattica, tirocinio e formazione.
Altri 383.000 Euro arriveranno poi dalle politiche di partenariato strategico nell’alta formazione per il progetto “SWEDA” della Prof.ssa Biancamaria Torquati, del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali, mirato a costruire un percorso formativo innovativo per gli studenti delle lauree specialistiche e per i giovani laureati sul tema del “Benessere in agricoltura”, con tre sotto-tematiche: bioeconomia e impresa agricola; benessere individuale e imprese agricole sociali, benessere animale e imprese agro-zootecniche, con percorsi laboratoriali di progettazione finalizzati a migliorare le capacità imprenditoriali degli allievi nel promuovere le funzioni legate al benessere all’interno delle imprese agricole e agroalimentari.
Grande soddisfazione esprime anche la professoressa Stefania Stefanelli, delegata alla Internazionalizzazione e cooperazione internazionale, che dichiara: “successi preziosi per l’Università, che intende offrire, attraverso l’internazionalizzazione, una didattica di eccellenza, in grado di formare professionalità di alto livello e di garantire ai propri laureati sempre maggiori possibilità di successo, e l’accesso a opportunità lavorative migliori, contribuendo a superare la crisi occupazionale e a rendere possibile una piena partecipazione alla società democratica”, il tutto in accordo con la visione di internazionalizzazione del Rettore Maurizio Oliviero, sintetizzato nella proposta di Carta Erasmus 2021-2027.
“Perché la formazione di qualità continui a essere accessibile a tutti in maniera equa e imparziale e per renderla ancora più inclusiva” – continua la professoressa Stefanelli – saranno moltiplicati gli sforzi per superare qualsiasi tipo di impedimento: disabilità, problemi di salute, difficoltà di apprendimento, differenze culturali, ostacoli economici, sociali o geografici. Saranno incentivati i processi di informatizzazione e verranno incrementate le azioni mirate a incentivare la mobilità, per far sì che un’esperienza all’estero non rappresenti l’eccezione, ma sia inclusa di norma nel percorso formativo di ciascun discente. L’inserimento in un contesto internazionale favorirà, oltre che l’acquisizione di specifiche conoscenze disciplinari e competenze linguistiche, anche l’accesso a metodologie innovative”.
Apprezzamento arriva anche dal Prof. Andrea Sassi, direttore del dipartimento di Giurisprudenza, che sottolinea come l’Università di Perugia sia seconda in Italia per numero di progetti autorizzati a livello europeo, con 3 cattedre istituite su 1500 domande presentate per l’approvazione.
Per il professor Sassi “il finanziamento del progetto CIBER è un grande successo per il dipartimento di Giurisprudenza. Questa nuova opportunità didattica si inserisce nel percorso di rinnovamento già intrapreso valorizzando la formazione e la ricerca sui temi che impegneranno i giuristi nel prossimo futuro: la cybersecurity, la protezione dei dati personali e delle libertà fondamentali, il commercio elettronico, le criptovalute, l’intelligenza artificiale, l’internet delle cose, la democrazia elettronica e in genere la regolamentazione delle nuove tecnologie”.