Roma, 30 luglio 2020 – Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sul convegno ‘negazionista’ in Senato
“Non lo chiamerei convegno dei negazionisti, però il non utilizzo della mascherina ha incendiato un po’ gli animi ed è stato di cattivo esempio. Nell’ambiente chiuso la mascherina serve. Se tu che fai parte delle istituzioni non metti la mascherina al chiuso non dai il buon esempio. Se Salvini avesse detto: io metto la mascherina al chiuso perché così proteggiamo l’Italia e saluto con il gomito sperando che presto potremo tornare ad abbracciarci, sarebbe stato completamente diverso il messaggio. Noi oggi abbiamo un virus che circola poco, manteniamo queste misure di prevenzione. La mascherina è stata troppo sottovalutata all’inizio, anche dall’OMS stessa, adesso finalmente si è capito che se la si utilizza i contagi diminuiscono”.
Sugli sbarchi
“Parte dei contagi che troviamo sono anche tra i migranti. Dopo tutti i sacrifici che abbiamo fatto per contenere il virus sul territorio, non possiamo rischiare che il virus ci venga importato in maniera non controllata. È vero che li controlliamo quando arrivano, ma se poi fuggono nasce un problema. Serve una strategia comunitaria per quanto riguarda i migranti. Quella delle navi quarantena è un’ottima soluzione, non possiamo esimerci dal fare tamponi e una quarantena rigorosa”.
Sugli arrivi da altri Paesi Ue ed extra Ue
“Per chi arriva da un’area fuori Schengen, ho proposto tamponi all’arrivo, quarantena breve e altro tampone perché solo quello all’arrivo non basta. Per quanto riguarda l’Europa invece serve una strategia comunitaria. Avere mille casi al giorno in Spagna e 700 in Germania servono restrizioni che devono partire dal Paese d’origine, quando vengono da noi servono indicazioni come la quarantena. Serve una mappatura del virus e un’organizzazione comunitaria. Questo virus ormai esiste, dobbiamo controllarci e controllare gli altri, dobbiamo conviverci perché ancora per diversi mesi non ci sarà un vaccino”.
Sulla proroga dello stato di emergenza
“Se è stato fatto è perché viene ritenuto necessario, i numeri dei Paesi intorno a noi lo dimostrano. Purtroppo è stato fuorviato ciò che significa stato di emergenza, che non vuol dire lockdown. Prorogare lo stato di emergenza significa consentire ordinanze in deroga laddove è necessario, perché c’è qualche focolaio fuori controllo che può innescare un’emergenza. È una sorta di paracadute in vista dei mesi più freddi. Nessuno sa come staremo a settembre e a ottobre, premunirsi con la proroga dello stato di emergenza è fondamentale, ma non va frainteso, rispetto a oggi non cambia nulla”.
Sul sistema sanitario
“È in arrivo un piano immediato da 700 milioni per misure per il personale, contro il precariato e per il rafforzamento della medicina del territorio. Poi ovviamente dovremo lottare con i soldi che arriveranno dall’UE, serviranno almeno 25 miliardi di euro per il sistema sanitario. In primis dobbiamo pensare al personale, aumentando i salari di medici e infermieri. Rimango dell’idea che la regionalizzazione sia utile anche in sanità, però bisogna rendere omogeneo il servizio, questa è l’occasione per farlo. Se questo non dovesse accadere è chiaro che servirebbe una revisione del Titolo V”.
(fonte: Radio Cusano Campus)