Roma, 26 giugno 2020 – Si chiama ICUAW Intensive Care Unit-Acquired Weakness (debolezza muscolare acquisita in terapia intensiva) ed è il termine che definisce una debolezza muscolare acquisita in pazienti critici, in assenza di altre cause identificabili, al di fuori della malattia critica.
L’incidenza di ICUAW è notevolmente aumentata negli ultimi anni e ancor più con la recente epidemia di Covid-19 che ha reso necessario il ricovero nelle ICU per i casi più gravi e per le migliori terapie e tecnologie che permettono il superamento di molte condizioni acute e gravi.
“Aumento dell’intensità di cura, supporti di ventilazione meccanica, immobilizzazione con bloccanti neuro muscolari, tempi di degenza e allettamento prolungati, terapia cortisonica e antibiotica, alterazioni elettrolitiche rientrano nella patogenesi di ICUAW. Diversi studi hanno evidenziato che l’incidenza di debolezza, combinata con anomalie di conduzione nervosa e muscolare nei pazienti in ventilazione meccanica per più di 4-7 giorni, è molto alta (33- 82%)”, ha spiegato il prof. Maurizio Muscaritioli, Ordinario di Medicina Interna alla Sapienza di Roma e Presidente della Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo (SINuC).
De Jonghe et al hanno studiato 206 pazienti ventilati meccanicamente per sette giorni, e valutato la loro debolezza solo quando risvegliati e in grado di cooperare in un esame fisico. Valutati in base al Medical Research Council (MRC) score, con valutazione clinica della forza di diversi gruppi muscolari, si è evidenziata una debolezza severa nel 25% dei pazienti.
“La perdita di muscolo si verifica rapidamente sin dalla prima settimana di patologia acuta e diventa più severa nei soggetti con insufficienza multiorgano rispetto a quelli in cui l’organo compromesso è uno solo – spiega il prof. Alessio Molfino, Professore Associato di Medicina Interna all’Università La Sapienza di Roma – Le modificazioni metaboliche del muscolo sono numerose e complesse e concorrono sinergicamente ad alterare la comunicazione neuromuscolare e ad aumentare il catabolismo proteico, con conseguente rapida e grave perdita di massa muscolare”.
L’ICUAW influenza e pregiudica la prognosi sia a breve che a lungo termine e interessa il 50% dei pazienti che sopravvivono ad un evento acuto che richiede ricovero in ICU. Gli effetti hanno un ampio spettro di manifestazioni che vanno dalla generica debolezza muscolare a casi di tetraplegia. La diagnosi precoce permette di mettere in atto interventi spesso risolutivi come la riduzione dei fattori di rischio, la riabilitazione, la mobilizzazione per quanto possibile precoce e un adeguato intervento nutrizionale.
Già negli adulti sani, la forza muscolare diminuisce dell’1% per ogni giorno di riposo a letto, inoltre la qualità del muscolo risente dell’età: con l’invecchiamento, si ha un aumento del grasso intramuscolare, minor spessore muscolare e ridotta funzionalità del microcircolo. Infine la completa o parziale immobilizzazione degli arti nei pazienti critici che hanno bisogno di ventilazione meccanica esercita un ulteriore effetto negativo.
“Controllo glicemico stretto mediante terapia insulinica intensiva ed apporto calorico-proteico adeguato durante il periodo critico, precoce mobilizzazione, terapia fisica e occupazionale rappresentano, allo stato attuale, i cardini per la prevenzione di ICUAW. I potenziali benefici della terapia insulinica devono comunque essere attentamente soppesati contro la possibilità di incorrere in grave ipoglicemia e continua ad essere incerto il livello di glucosio ottimale nei pazienti in terapia intensiva” conclude Muscaritoli.