Roma, 26 giugno2020 – Un team di esperti ENEA ha messo a punto una metodologia multidisciplinare che consente di stimare la qualità e la quantità delle potenziali riserve idriche nelle falde delle piccole isole. L’obiettivo è di accrescere la disponibilità di acqua, soprattutto nei periodi di siccità e di forte afflusso turistico e, allo stesso tempo, di ridurre l’utilizzo di navi cisterna.
In particolare, è stato studiato il caso dell’isola di Favignana, nell’arcipelago delle Egadi, in Sicilia, dove d’estate si registrano fino a 60mila presenze turistiche giornaliere a fronte di 3.500 residenti stabili. I ricercatori ENEA hanno stimato che le riserve di acqua potenzialmente disponibili potrebbero soddisfare le esigenze di circa 20 mila persone, calcolando un consumo giornaliero pro capite di oltre 200 litri.
Attraverso misure idrogeologiche, analisi chimiche delle acque di falda e il calcolo dei tassi di precipitazione e di evaporazione sono state stimate le possibili riserve e individuate quelle di migliore qualità o, al contrario, quelle più esposte al rischio di salinizzazione per intrusione dell’acqua di mare.
“Si tratta in sostanza di un bilancio idrogeologico che, al pari dei bilanci economici, consente di stimare le infiltrazioni, ma anche i consumi e le perdite di acqua, in un contesto, quello di Favignana, scelto per le sue caratteristiche climatiche, geomorfologiche e la grande affluenza turistica nel periodo estivo”, spiega Sergio Cappucci, uno dei ricercatori ENEA che hanno curato lo studio.
“In quest’ottica, la capacità di determinare la quantità di acqua che si infiltra nel sottosuolo alimentando le falde rappresenta un importante valore aggiunto. La metodologia utilizzata è replicabile in altri contesti con benefici di rilievo dal punto di vista sociale, economico e ambientale”, continua Cappucci.
“Le comunità delle isole hanno da sempre utilizzato in modo sostenibile le risorse naturali e nello specifico, l’utilizzo di acqua è stato ottimizzato. Tuttavia, la crescita del turismo ha reso necessario nel tempo un approvvigionamento esterno ricorrendo perlopiù a navi cisterna, dati i costi e le difficoltà tecniche di realizzare dissalatori o condotte sottomarine per portare acqua dolce dalla terraferma”, spiega il ricercatore ENEA Marco Proposito, uno dei co-autori dello studio.
“Le nostre ricerche – prosegue Proposito – evidenziano che con l’uso sostenibile di pozzi opportunamente collocati, si potrebbero ampiamente soddisfare i bisogni idrici della popolazione residente nei periodi di siccità, limitando il ricorso alle navi cisterna durante i grandi afflussi di visitatori”.
Questa attività dell’ENEA si inserisce nel più ampio contesto degli impatti del cambiamento climatico che, soprattutto nel bacino del Mediterraneo, potrà determinare significative variazioni sia delle temperature che delle precipitazioni con rilevanti ripercussioni sulla disponibilità di risorse idriche.
Da uno studio pubblicato nel 2018 su Nature Climate Change nell’intera regione del Mediterraneo, le temperature sono mediamente aumentate di 1,4 °C rispetto all’era preindustriale e di 0,4 °C rispetto alle medie globali, con una riduzione delle precipitazioni estive in alcune aree stimata al 10-30%.