Roma, 16 giugno 2020 – La pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto molto forte sulla quotidianità di ogni singolo individuo e nucleo famigliare stravolgendo tempi, abitudini, progetti. Questo processo di cambiamento ha influito e influisce tuttora, in maniera ancora più rilevante, sulle famiglie che hanno bambini e ragazzi che convivono con patologie complesse e disabilità.
A loro si rivolge il progetto “Contactless: nessun luogo è lontano”, un programma di assistenza a distanza ideato dalla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS che si sviluppa su più livelli: monitoraggio a distanza con metodiche di intervento come le videoconferenze strutturate; formazione attraverso appositi tutorial e occasioni di approfondimento a livello digitale; supporto psicologico per il bambino/ragazzo e il nucleo famigliare; raccolta dati per la ricerca clinica.
“Molti bambini e ragazzi con patologie complesse necessitano di visite ad intervalli regolari per monitorare la progressione della malattia ed eventualmente introdurre azioni correttive riabilitative o terapeutiche – dichiara il prof. Eugenio Mercuri, Direttore del Dipartimento della Salute della Donna, del Bambino e di Sanità Pubblica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – Il progetto Contactless ci permette di stare al loro fianco anche a distanza nel percorso riabilitativo e di valorizzare l’approccio multidisciplinare in remoto grazie ad un piano assistenziale condiviso”.
Il percorso permetterà a migliaia di persone di migliorare la propria qualità di vita e di creare un modello le cui buone pratiche possono superare il contesto di emergenza e diventare uno strumento continuativo di supervisione e training a distanza.
“Questo servizio di tecno-assistenza è un esempio concreto del modello di assistenza del Gemelli di presa in carico globale del paziente e del suo nucleo famigliare – considera Marco Elefanti, Direttore Generale della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – Ancora più importante quando i pazienti sono bambini e ragazzi con patologie complesse, in particolare in situazioni di emergenza come quella che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo. Le misure assunte per tutelare i pazienti durante la pandemia hanno determinato la modifica degli accessi ospedalieri ed è per questo che l’area pediatrica della Fondazione ha realizzato un servizio di assistenza continuativa in remoto. Peraltro circa il 30 % dei nostri pazienti proviene da fuori Regione. Grazie anche a questo modello pilota di assistenza a distanza possiamo garantire continuità assistenziale ai malati ad elevata complessità di cura che provengono da fuori Roma e Lazio”.