Studio italiano si aggiudica il “Wolff Award”, il premio più prestigioso al mondo nell’ambito delle cefalee
Roma, 15 giugno 2020 – Uno studio italiano rivela i meccanismi che sottendono il fenomeno dell’allodinia cutanea nei pazienti emicranici e si aggiudica il “Wolff Award”, il più importante Premio Internazionale alla ricerca nell’ambito delle cefalee, che viene conferito per la prima volta al gruppo italiano della Società Italiana di Neurologia, da parte della Società Americana delle Cefalee.
La ricerca è stata condotta dal Centro Cefalee della I Clinica Neurologica dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” e dal Centro Alti Studi di Risonanza Magnetica diretti dal prof. Gioacchino Tedeschi, Presidente della Società Italiana di Neurologia.
Grazie alla scoperta del gruppo di neurologi campani è stato dimostrato che il sintomo dell’allodinia può essere previsto anche con tre anni di anticipo. Infatti, prima ancora che si sviluppi, i pazienti emicranici mostrano nel loro cervello delle anomalie in alcuni circuiti cerebrali che emergono attraverso la risonanza magnetica funzionale, così definita perché permette di studiare non solo la ‘forma’ del cervello ma anche il suo ‘funzionamento’.
“L’allodinia – spiega il prof. Tedeschi, Presidente della Società Italiana di Neurologia – è quella sensazione dolorosa che porta il paziente con attacco di emicrania ad avvertire dolore anche per stimoli innocui, come pettinarsi, indossare gli occhiali, gli orecchini o la cravatta, toccarsi il volto o tenere i capelli legati. Dal punto di vista clinico, si tratta di un sintomo legato a un peggiore andamento dell’emicrania, nel senso che la patologia tenderà alla cronicizzazione”.
L’emicrania è una patologia che presenta, purtroppo, non solo il sintomo del dolore del capo, ma comprende anche un corteo di sintomi di accompagnamento come nausea, vomito, fastidio per la luce, per i rumori, per gli odori e l’allodinia che, quando presente, ha una funzione prognostica, segnalando un peggiore andamento dell’emicrania che tenderà alla cronicizzazione.
“Nello specifico – chiarisce il prof. Antonio Russo, Responsabile del Centro Cefalee della I Clinica Neurologica dell’Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’ – ciò avviene perché la corteccia del cervello emicranico interpreta ‘in maniera scorretta’ gli stimoli non dolorosi applicati alla cute durante un attacco emicranico. Quanto detto si associa ad anomalie strutturali e funzionali di aree cerebrali deputate non solo alla percezione e modulazione dello stimolo doloroso ma anche alla interpretazione dello stimolo doloroso stesso”.
I dati dello studio sono stati presentati nel corso della cerimonia di apertura del Congresso Internazionale della “International Headache Society” che si sarebbe dovuto svolgere a San Diego, ma che, causa pandemia da Covid-19, si è tenuto nei giorni scorsi in modalità virtuale ed a cui hanno partecipato i principali esperti mondiali in tema di cefalee.
Per il momento, questo tipo di analisi avanzate sono possibili solo in pochissimi centri nei quali coesistono competenze sia nel campo dell’emicrania che dell’imaging avanzato; quindi non è quindi ancora possibile identificare su larga scala i pazienti destinati ad un peggiore andamento della loro emicrania con diversi anni di anticipo, ma l’identificazione di una alterazione dei circuiti cerebrali che sottende alla cronicizzazione del dolore, ha una enorme importanza per la comprensione dei meccanismi intrinseci del dolore. E questo potrebbe riguardare anche altri tipi di dolore oltre a quello dell’emicrania.
Il Wolff Award è un riconoscimento ambitissimo da tutti i ricercatori nel campo delle cefalee che si aggiunge al Premio Europeo Greppi conferito nel 2019 e testimonia ancora una volta la bontà del filone di ricerca dell’Università Campana e del lavoro dei ricercatori Antonio Russo, Alessandro Tessitore, Marcello Silvestro e Gioacchino Tedeschi.