“La pandemia una tempesta perfetta, ma cure e ricerca possono ripartire ancora più forti”. Intervista a Howard A. “Skip” Burris, Presidente dell’American Society of Clinical Oncology
Roma, 28 maggio 2020 – Da domani fino al 31 maggio si svolge il Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), che riunisce i più importanti esperti per fare il punto sullo stato dell’arte delle cure in oncologia.
Il Congresso ASCO, che quest’anno si tiene in forma virtuale a causa della pandemia da coronavirus, è un appuntamento unico al mondo, che si propone di mettere a disposizione di chi è impegnato nella cura e nella ricerca contro il cancro i dati scientifici più aggiornati. Più di 2.200 abstract sono stati accettati per la presentazione virtuale e oltre 3.400 per la pubblicazione online. Ne parliamo con il presidente ASCO, Howard A. “Skip” Burris.
Presidente Burris, la pandemia causata dal coronavirus ha messo a dura prova i sistemi sanitari di tutto il mondo. I pazienti colpiti dal cancro sono tra i più a rischio. In che modo è possibile proteggere questi malati dal contagio?
Per i pazienti oncologici, l’impatto di Covid-19 è particolarmente grave, sia nel caso siano stati esposti al virus che nel caso contrario. Generalmente questi pazienti sono anziani, spesso con altre patologie pregresse, il cui sistema immunitario può essere compromesso dal cancro o da chemioterapia, radioterapia o altri trattamenti.
La misura protettiva ideale è evitare l’esposizione a Covid-19, stare a casa il più possibile ed evitare gli assembramenti. È importante evitare i viaggi non necessari e seguire le indicazioni sulle restrizioni sui viaggi diffuse dal Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie americano (CDC) o dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Può essere utile, inoltre, lavare spesso le mani ed evitare contatti ravvicinati con coloro che hanno contratto il virus.
Quale impatto sta determinando la pandemia sulla qualità dell’assistenza oncologica? Ritiene che gli oncologi siano stati costretti a scelte radicali in questa fase di emergenza e a posticipare, in alcuni casi, cure salvavita?
I membri ASCO ci riferiscono di aver dovuto posticipare o modificare i piani di cura, per ridurre il rischio di infezione dei pazienti, e non sappiamo quale potrà essere l’impatto di questi cambiamenti. I ritardi negli screening e nelle diagnosi sono altri importanti problemi.
Siamo molto preoccupati per l’impatto che la pandemia potrà avere sulla ricerca in campo oncologico, un argomento di particolare rilevanza per la mission di ASCO e il suo impegno di condividere attraverso il suo programma scientifico le evidenze che possono influire sui cambiamenti delle pratica clinica.
Il risultato di un sondaggio, diffuso il mese scorso, ha mostrato che un numero significativo (60%) dei programmi di ricerca ha interrotto lo screening o l’arruolamento di alcuni studi clinici; il sondaggio ha inoltre riferito un calo della capacità o della volontà dei pazienti di presentarsi ai controlli e la riassegnazione del personale di ricerca a supporto delle nuove esigenze cliniche.
La nostra principale preoccupazione è la sicurezza e la salute dei pazienti e dei team che si occupano di loro. Questo risulta piuttosto difficile, perché abbiamo ancora dati limitati sull’impatto di Covid-19 sulla popolazione oncologica, poche evidenze per il trattamento dei pazienti con tumore affetti da Covid-19 e incertezza nella modalità di gestione delle cure oncologiche di fronte alla pandemia.
Non molto tempo dopo che il coronavirus è stato dichiarato pandemia, ASCO ha riconosciuto la mancanza di prove per adottare decisioni cliniche basate sull’evidenza. Di conseguenza, il Comitato Etico si è mobilitato per fornire nuove raccomandazioni pubblicate nel Journal of Clinical Oncology per affrontare decisioni difficili relativamente all’allocazione delle risorse durante la pandemia.
Non vediamo l’ora di uscire dall’attuale crisi di salute pubblica. ASCO ha avviato “Road to Recovery”, un’iniziativa per identificare le strategie generali e operative necessarie per sostenere il progresso della ricerca clinica oncologica e assicurare l’accesso a cure di alta qualità durante e dopo la pandemia. I risultati saranno comunicati in autunno 2020.
Ci auguriamo che “Road to Recovery” possa essere il proverbiale “segnale di speranza”, che aiuterà il sistema di erogazione delle cure oncologiche e il mondo della ricerca a uscire dalla tempesta ancora più forti.
L’Italia è uno dei Paesi al mondo più colpiti dal Covid, insieme agli Stati Uniti. Nel nostro Paese, dall’inizio della pandemia, circa il 20% dei pazienti oncologici in trattamento attivo ha evitato di andare in ospedale per le terapie proprio per il timore del contagio. Quali sarebbero le conseguenze se questa situazione si prolungasse?
Il rinvio dei trattamenti da parte dei pazienti affetti da cancro o degli screening da parte dei pazienti non oncologici può aumentare il rischio di gravità, ricorrenza e insorgenza del tumore. “ASCO Special Report: A Guide to Cancer Care Delivery During the COVID-19 Pandemic” contiene le raccomandazioni per visitare i pazienti in sicurezza, sia nella pratica clinica che da remoto, comprese best practice per il triage e lo screening iniziale, il setup delle strutture e la logistica, la telemedicina, servizi di radioterapia e oncologia, chirurgia e screening.
Da domani al 31 maggio si svolge il Congresso ASCO, quest’anno in forma virtuale proprio per l’emergenza Covid-19. Il titolo del congresso è “Unite and Conquer: Accelerating Progress Together”. Quali sono le principali novità della ricerca?
La mission di ASCO è importante come sempre ed è il motivo per cui stiamo attualmente diffondendo le notizie scientifiche alla comunità oncologica globale attraverso un format virtuale. Le maggiori innovazioni scientifiche evidenziano il progresso dell’immunoterapia e delle terapie mirate per il tumore del polmone, del carcinoma del colon-retto, del tumore dell’ovaio e della vescica; i miglioramenti nell’accesso alle cure oncologiche e l’impatto di Covid-19 sulla popolazione oncologica.