Il Presidente Giordano Beretta: “Bisogna subito attivare la Reti Oncologiche Regionali. Così potremo gestire al meglio eventuali prossime emergenze sanitarie e garantire una reale ed effettiva collaborazione tra ospedale e territorio”. Il Presidente Eletto Saverio Cinieri: “Raccomandiamo a tutti la vaccinazione anti-influenzale”
Roma, 28 maggio 2020 – “Invitiamo tutti i pazienti oncologici a tornare negli ospedali per sottoporsi a cure, esami e controlli. Siamo già ripartiti e abbiamo ripreso con le consuete attività d’assistenza anche nei territori più colpiti dall’emergenza Covid. È giunto ora il momento di riorganizzare l’oncologia del nostro Paese puntando sul potenziamento della medicina del territorio anche per quanto riguarda le cure anti-tumorali. Sono necessari medici e infermieri, appositamente formati, in grado di gestire alcune terapie a livello domiciliare e nelle strutture sanitarie territoriali. Così potremmo evitare di intasare ulteriormente gli ospedali nei prossimi mesi”.
È questa la proposta avanzata dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) durante un webinar. L’evento online dal titolo “Coronavirus e Pazienti Oncologici, L’AIOM incontra le associazioni”, ha avuto l’obiettivo di instaurare, in questo momento particolare, un dialogo costruttivo tra malati e clinici. Hanno partecipato in totale oltre 90 associazioni di pazienti e migliaia hanno seguito la diretta sulla pagina Facebook della Società Scientifica.
“Siamo contenti di questo grande successo e torneremo periodicamente a dialogare online con i rappresentanti dei malati – ha affermato Giordano Beretta, Presidente Nazionale AIOM – Come Società Scientifica sentiamo il dovere e il bisogno di avviare un confronto ancora più diretto anche con chi sta affrontando sulla propria pelle il cancro. Vogliamo trovare nuove soluzioni per far fronte a eventuali nuove emergenze sanitarie magari avviando progetti pilota in determinati territori. Per farlo chiediamo la collaborazione anche delle associazioni di pazienti che possono svolgere un ruolo determinante. Il Coronavirus può essere un’occasione da sfruttare per cambiare l’organizzazione della medicina e della sanità italiana. Siamo convinti che certe prestazioni oncologiche possano essere trasferite degli ospedali al territorio. I farmaci orali possono essere consegnati direttamente a domicilio mentre alcune terapie infusionali potrebbero essere somministrare nei locali dell’ASL o dell’ATS. Per fare tutto ciò è però indispensabile attivare e rendere finalmente operative le Reti Oncologiche Regionali. Grazie a queste strutture è possibile garantire una reale ed effettiva collaborazione tra specialisti ospedalieri, medici territoriali e farmacie. Per gli esami di follow up si potrà sempre più ricorrere ai nuovi strumenti della telemedicina. Ciò nonostante alcuni dei controlli periodici dovranno per forza essere svolti direttamente negli ospedali”.
Durante il webinar dell’AIOM è emersa anche l’esigenza, per la prossima stagione, di una vaccinazione antinfluenzale a tappeto di tutti i malati oncologici. “È uno strumento di prevenzione importante e diventa ancor più fondamentale a partire dal prossimo autunno – ha aggiunto Saverio Cinieri, Presidente Eletto AIOM – Grazie all’immunizzazione potremo meglio distinguere i casi di normale influenza stagionale dai contagi da Covid-19. Come Società Scientifica da anni raccomandiamo a tutti i nostri pazienti il ricorso al vaccino antinfluenzale. Si tratta di un presidio sanitario sicuro, poco invasivo e che può determinare grandi benefici ad un paziente immuno-depresso come quello oncologico. Estendiamo poi l’invito anche a familiari, caregiver e a chiunque viva a stretto contatto con i malati”.
“Nel nostro Paese, il 60% dei pazienti oncologici è vivo a 5 anni dalla diagnosi di cancro – ha sottolineato Stefano Vella, infettivologo e docente di Salute Globale all’Università Cattolica di Roma – Non possiamo vanificare gli importanti risultati ottenuti finora, grazie alle terapie innovative e agli screening. Tutti i pazienti devono riprendere le cure, così come vanno riavviati i programmi di screening. Anche la ricerca medica deve proseguire e proprio per questo l’Unione Europea ha stanziato dei fondi specifici”.