“Io e la mia ragazza, mentre stavamo per raggiungere l’orgasmo, ci siamo bloccati poiché lei ha iniziato ad emettere del liquido dalle sue parti intime. Ci è rimasta molto male, poiché non capiva cosa le stesse accadendo: lei sostiene di aver provato un orgasmo più intenso del solito, mentre per me è solo una scusa e non vuole ammettere di aver fatto pipì… Io spero non capiti più poiché abbiamo dovuto fermarci sia per l’imbarazzo sia perché aveva bagnato le lenzuola! Secondo lei cosa è accaduto alla mia ragazza? È troppo giovane per essere incontinente!”
Quello che è accaduto alla sua ragazza non ha nulla a che fare con l’incontinenza, ma è stata l’espressione del raggiungimento di un piacere molto intenso! La maggior parte delle persone ha sentito parlare per la prima volta di squirting (questo è il termine per definire l’uscita del liquido) solo qualche anno fa, quando il ‘fenomeno’ è esploso online grazie al successo dei video in cui si vedevano attrici inondare (letteralmente) il set con il loro piacere.
Lo squirting, infatti, è l’emissione ‘zampillante’ di liquido in seguito all’orgasmo femminile. Ma che di squirting si sia sempre parlato, fin dall’antichità: se ne sono occupati Aristotele e Galeno e anche nella letteratura indù se ne è scritto lungamente. Ma solo negli ultimi anni la scienza sta cercando di capire cosa davvero sia lo squirting e da dove abbia origine.
Intanto sappiamo che in seguito all’orgasmo le donne possono emettere due diversi tipi di liquido: lo squirting, appunto, un liquido inodore e incolore contenente acido urico, urea e creatinina (ma attenzione: non è urina), oppure l’eiaculazione femminile, un liquido più denso e biancastro (simile allo sperma), scaturito dalle ghiandole di Skene, note anche come prostata femminile. La composizione dei due liquidi differisce principalmente proprio per la più alta concentrazione, del liquido femminile, del PSA, ovvero l’antigene prostatico.
Cosa però porti una donna a squirtare piuttosto che a eiaculare ancora non lo sappiamo. Quello che sappiamo per certo è che entrambi i fluidi passano attraverso l’uretra e nascono nell’apparato urinario, posto anteriormente rispetto alle parti intime femminili. Per raggiungere lo squirting, quindi, bisogna concentrare la stimolazione in quella parte che abbiamo sempre conosciuto come punto G, ma che pare più estesa e profonda di quanto si pensasse.
Per lo squirting, quindi, non basta la stimolazione del clitoride, ma serve una stimolazione interna intensa e collocata a pochi centimetri dall’ingresso della vagina nella parete anteriore (praticamente alle ‘spalle’ delle parti intime femminili). Le chiavi per raggiungere lo squirting sono lasciarsi andare e abbandonarsi al piacere, non avere paura delle ‘conseguenze’ del proprio piacere e, appunto, stimolare l’area, trovando il tipo di tocco e di ritmo che più rientra nelle sue corde.
Fondamentalmente è necessario stimolare con decisione la parete anteriore della vagina. A questo punto lei avvertirà una sensazione molto simile allo stimolo di urinare. Bisogna quindi cominciare a stimolare la zona appena sotto l’uretra. Continuando a toccare in questo modo si giunge in prossimità dell’orgasmo: basterà spingere i muscoli dell’uretra come se si dovesse fare pipì, e si dovrebbe verificare la fuoriuscita del liquido.
L’importante è che lei aiuti la sua ragazza a non bloccarsi e provare imbarazzo, poiché se la sua ragazza si blocca e prova a trattenerla, non raggiungerà nemmeno il piacere.
L’inibizione verso i propri ‘umori’ non va d’accordo con lo squirting e con l’orgasmo. L’intimità va vissuta senza paure e imbarazzo!