Roma, 18 maggio 2020 – La pandemia da Covid-19 ha rappresentato una prova epocale nella quale tutto il mondo ha potuto vedere la sanità italiana all’opera, portata alle stelle dal sottosuolo dove da anni sembrava relegata. Un SSN riflesso nei volti deformati dai DPI dopo un turno infinito, di cui le Donne rappresentano i due terzi della totalità della forza lavoro in Sanità.
“Silenziose, efficaci, instancabili, senza protezioni, come del resto quasi tutti gli operatori abbiamo vissuto e governato questa lunga traversata, è il commento di Sandra Morano Coordinatrice Area Formazione Femminile Anaao Assomed. Che non si limitava all’orario di lavoro in ospedale, o nelle strutture territoriali, a reinventare reparti e nuovi posti letto, dirigere in emergenza, organizzare turni, interpretare direttive, ma si estendeva anche alla gestione della famiglia”.
“In questo lungo tempo sospeso, segnato dall’epidemia che avanzava, annunci e informazioni in ordine sparso, sottovalutazioni, carenze, retorica senza pudore, la solitudine degli operatori speculare alla inadeguatezza delle Direzioni/Amministrazioni, da quelle aziendali a quelle regionali, sono stati il tratto comune, dal nord al sud del Paese”.
“Oggi finalmente possiamo cominciare ad alzare lo sguardo oltre il quotidiano e la stanchezza, dopo essere state impegnate, ancora più del solito, a curare e resistere. Grande, amarissima soddisfazione, pagata con gli interessi, e con il legittimo sospetto che, nonostante #nullasaràpiùcomeprima, da domani la compagine chiamata a gestire la sanità e scrivere la pagina successiva dell’eroismo di questi mesi, tornerà a mostrarsi come sempre incapace di dare valore al lavoro di cura, senza una idea di politiche che abbiano a cuore la salute del paese. Il quadro che avevamo denunciato nella III Conferenza Anaao Assomed “Donne Sanità Sindacato” dello scorso anno, e per il superamento del quale ci stavamo preparando”.
“La seconda fase – prosegue Morano – è all’insegna del ‘rilancio’, con un copione confuso ed affollato, con una apposita task force, in cui già qualcuno ha fatto notare la scarsa presenza femminile, anche se non è la mancanza di presenzialismo a preoccuparci, soprattutto se di copertina, senza idee declinate sulla differenza”.
“Per noi è il momento di pensare, in un quadro generale di scarsa attenzione, alle vite delle donne che curano. Non solo vite lavorative, ma esistenze piene, fortemente provate e deprivate, in termini qualitativi e quantitativi, dalla durezza di questi tempi. Proprio quando è facile l’amnesia del giorno dopo, l’urgenza di ritornare al più presto a favoleggiare di “conciliazioni” mai esistite, ricattatorie, a basso costo e variamente ignorate perfino nelle innovazioni organizzative”.
“In un quadro di analfabetismo politico in tema di diritti elementari (diritto allo studio, diritto al lavoro) non mitigato, spiace dirlo, dalla presenza di donne ai tavoli decisionali, scarsa attenzione, nelle tante e nuove misure assunte (a debito) dal governo, è riservata alle donne della sanità. “Niente vi avevano promesso, niente vi hanno dato”, come accadde alle suffragette un secolo fa. D’altronde, non crediamo che i sussidi che sembrano piovere a pioggia, senza un disegno, possano essere efficaci se non vanno in direzione della dignità delle lavoratrici, se non sono diretti alle famiglie nel loro insieme, e non a donne tuttofare, incidentalmente professioniste”.
“In uno scenario in cui l’immagine e le parole delle varie task force sembrano provenire da un altro mondo, che non è mai uscito a vedere che cosa succede sulla terra, noi ci prepariamo a costruire nuovi contesti e più umani luoghi di cura, finalmente adeguati alle nostre vite. Che non vogliamo più dividere in lavorative e familiari, in sanitarie ed affettive, ma attraversare al meglio senza caricarle di infiniti multitask e con la volontà di non più dover ‘conciliare’. Le donne in Sanità sono questo, e sono la maggioranza, piaccia o no”.
“Forti di quello che siamo state capaci di dare in questi terribili giorni – conclude Morano – stiamo lavorando per superare organizzazioni che hanno fallito su tutti i fronti. Abbiamo visto ed imparato abbastanza da latitanze ed errori evitabili, abbiamo esperienza e idee per una società della cura che finalmente ci appartenga. E siamo pronte”.