Roma, 10 aprile 2020 – “Le donne in gravidanza con Covid-19 hanno un rischio molto molto basso di trasmetterlo al feto. Ci sono alcuni casi ormai documentati di neonati nati già malati, anche in Italia, ma questo rischio è davvero basso. Invece, bisogna tener conto del fatto che il bambino può prendere l’infezione una volta nato. Per questo è importante che la neomamma infetta prenda tutte le precauzioni, lavandosi sempre molto bene le mani, evitando coccole e sbaciucchiamenti e tenendo sempre la mascherina”.
La dott.ssa Elsa Viora, ginecologa e presidente dell’Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani (Aogoi), fa il punto su questo nuovo dato che “fino a qualche settimana fa non conoscevamo” (inizialmente non si era registrato alcun caso di trasmissione mamma-feto, ndr), e su cui, fa sapere Viora, “c’è uno studio coordinato dell’Istituto Superiore di Sanità che sta raccogliendo i dati in modo prospettico”.
Per la presidente di AOGOI, però, “dobbiamo preoccuparci molto di più delle donne in gravidanza asintomatiche, che stanno bene. A loro voglio dire che non devono aver paura di andare in ospedale perché i punti nascita sono sicuri”. In tutta Italia, infatti, Regioni e ospedali si sono organizzati con “un pre-triage all’ingresso – spiega Viora – Si misura la temperatura e si effettua un’anamnesi accurata, in modo da valutare la situazione e separare il percorso delle donne che hanno un’infezione, documentata o sospetta, dalle sane”.
Diversi i criteri di riorganizzazione dei punti nascita, per cui si è tenuto conto “della percentuale di infetti Covid e della situazione logistica dell’ospedale”. Vi è una organizzazione ben precisa, per esempio nelle Regioni che per prime si sono trovate ad affrontare la pandemia. È il caso di “Alzano Lombardo, nel bergamasco, dove dall’inizio della pandemia ha chiuso il reparto di ostetricia e le donne sono state dirottate su Seriate”.
Sulle indicazioni di sicurezza da adottare, in sale parto e non solo, “abbiamo due documenti a cui fare riferimento – aggiunge la ginecologa – Uno è la nota informativa del ministero della Salute, l’altro è la pagina dell’ISS che viene aggiornata ogni giovedì”.
La circolare ministeriale del 31 marzo dà indicazioni precise al personale sanitario: dall’attenta valutazione del parto cesareo nelle gravide affette da Covid-19, al comportamento da adottare in caso di separazione madre-bambino (caso in cui, ad esempio, si raccomanda “l’uso del latte materno spremuto o donato”), alle indicazioni per l’assistenza ostetrica al parto vaginale. Insomma, “c’è stata un’attenzione alla gravidanza e al parto”, sottolinea la presidente di AOGOI.
Il Ministero, infatti, ha anche fornito chiarimenti specifici sugli esami “non differibili” che riguardano la gravidanza e la salute della donna specificando che “le prestazioni previste dai LEA per la gravidanza vanno tutelate”. Sono stati considerati “non differibili i test di screening, le ecografie del primo e del secondo trimestre, il tampone per lo streptococco. La visita ogni quattro settimane, sempre parlando con chi segue la gestante, può essere talora posticipata, perché l’obiettivo è ridurre al minimo i movimenti e gli accessi all’ospedale. #ioresto a casa vale a maggior ragione per le donne gravide”.
Che, anche se non infette, “come, per fortuna, nella maggior parte dei casi, devono seguire le stesse istruzioni che valgono per tutti – avverte la ginecologa – Lavarsi le mani, non uscire di casa, non uscire di casa col bambino dopo aver partorito e non vedere parenti e amici”.
Non tutti gli ospedali garantiscono la possibilità per il partner di assistere al parto: “Ogni coppia deve sapere che i punti nascita si sono organizzati con gruppi di lavoro che stanno facendo scelte razionali – sottolinea Viora – Se la donna ha richieste specifiche (parto-analgesia, partner accanto) dovrà cercare un ospedale dov’è possibile farlo”.
Quasi tutti i punti nascita, invece, laddove “mamma e bambino stanno bene, optano per le dimissioni precoci”, prima dei tre giorni standard, “sempre nell’ottica di una maggiore tutela”.
Fondamentale, per l’allattamento, “seguire le indicazioni dei neonatologi, che stanno raccogliendo dati sui rischi per le donne con Covid che sono circondate da specialisti”. Per questo, la presidente di AOGOI si rivolge alle non infette, che “sull’allattamento possono stare tranquille”.
Ma com’è cambiato il ruolo del ginecologo in emergenza coronavirus? “La visita spesso viene differita, ci si parla al telefono, ci sono servizi di telemedicina, gli ospedali si stanno attrezzando”, risponde Viora. Sì a email e WhatsApp, ma ricordando che “resta obbligatorio scrivere sulla cartella clinica della donna quanto è stato detto e fatto, per tenere sempre una traccia”.
L’impegno informativo di AOGOI al fianco delle mamme e delle gestanti si è poi tradotto in un manifesto sulla gravidanza al tempo del coronavirus (scaricabile sul sito www.agoi.it): “Noi tutti abbiamo il compito di prevenire la diffusione dell’infezione – conclude Viora – e la gravidanza è un momento particolare”