Roma, 27 marzo 2020 – Sabato 28 marzo è la Giornata Nazionale della Disabilità Intellettiva e dei Disturbi del Neurosviluppo. Il ritardo mentale è stato ridefinito con il termine “disabilità intellettiva/Disturbo dello Sviluppo Intellettivo (DSI)” e collocato in un raggruppamento denominato “disturbi del neurosviluppo”.
È ancora molto diffusa l’idea errata che il disabile debba avere solamente difficoltà motorie. Secondo Censis la disabilità viene fatta combaciare, da ben due italiani su tre, essenzialmente con una limitazione nei movimenti, quindi una disabilità prettamente motoria, mentre sono le disabilità intellettive ad essere più diffuse in età evolutiva (e spesso nascoste).
Secondo il DSM5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), la disabilità intellettiva (disturbo dello sviluppo intellettivo) è un disturbo con esordio nel periodo dello sviluppo che comprende deficit del funzionamento sia intellettivo che adattivo negli ambiti concettuali, sociali e pratici.
Per SIDiN, Società Italiana per i Disturbi del Neurosviluppo-Disturbi dello Sviluppo Intellettivo e dello Spettro Autistico, nel mondo la prevalenza del DSI, ex Ritardo Mentale, è stimata fra il 2 e il 4,5%, mentre quella nazionale ed Europea si aggira intorno al 1,5-2%.
Non esistono dati di prevalenza ufficiali per il nostro Paese, ma si estrapola che gli italiani con DSI siano circa 1 milione, circa il 2-3% della popolazione, un numero molto più grande di quella con disturbi mentali ben più conosciuti, come la schizofrenia. La letteratura indica che il 44% delle persone con DI presenta almeno un disturbo psichiatrico, il 21% ne presenta 2 contemporaneamente e l’8% 3. In più è stato stimato un 15-25% di morbilità nascosta.
Così commenta dott.ssa Simonetta Magari psichiatra, direttore sanitario del Centro di Riabilitazione San Giuseppe – Opera Don Guanella e docente dei disturbi del linguaggio e psicopatologia della disabilità intellettiva presso l’Università del Sacro Cuore: “In questo momento le persone con disabilità intellettiva sono tra le più fragili della società e rischiano di essere dimenticate e non aiutate a sufficienza. C’è un grande lavoro attorno a queste persone per preservarle dal rischio di contagio da coronavirus da un lato, ma anche dall’altro cercare di compensare le restrizioni o il contatto diretto dei famigliari che momentaneamente non possono visitarli”.
“Nel giro di pochi giorni queste persone in modo particolare, possono accusare stress e preoccupazione, per via delle norme sanitarie da rispettare per evitar loro contagio da Covid 19 – prosegue Magari – Così è importante comprendere la loro vulnerabilità psichica, ancora più acuita in questo momento, cercando di creare attività ad hoc, evitando il rischio d’isolamento, come ridurre lo stress da repentini cambiamenti con maggiore attenzione da parte dello staff come raccomanda SIDIN per questa emergenza”.
“C’è un grande impegno da tutti gli operatori a garantire più calore umano e più attività verso i nostri ragazzi, pur mantenendo la distanza di sicurezza e con i dispositivi di protezione. Devo dire che non è semplice rendersi vicini ai ragazzi, ma al contempo evitare una vicinanza pericolosa. Ma noi cerchiamo di fare tutto e di più per garantire loro più affetto, più attenzione, più attività in questo momento di stress maggiore per le loro grandi sensibilità”, conclude la dott.ssa Magari.