A cura del prof. Gian Piero Turchi, professore di Psicologia Clinica all’Università di Padova
Considerato l’assetto di incertezza che la diffusione del Covid-19 e le disposizioni per il suo contenimento hanno generato nella quotidianità della comunità, tutti i cittadini sono ora chiamati a ripensare alle modalità con cui interagire fra loro per mantenere coesa la comunità stessa.
A fronte dei sempre più restrittivi decreti emanati dal Consiglio dei Ministri, emerge in modo inequivocabile l’obiettivo che la comunità sta perseguendo: la riduzione del contagio. Questa partita si gioca, oltre che sul piano sanitario, anche sul piano della Salute e della Coesione sociale, ossia nel modo con cui i cittadini offrono un contributo alla comunità nel rispetto delle prescrizioni sanitarie.
In questo quadro, il ruolo dei professionisti psicologi è proprio quello di mettere i cittadini nelle condizioni di uscire dalla retorica del “non ci relazioniamo più”, “non abbiamo più una vita sociale”, per aprire a nuove possibilità di interagire che non si pensavano possibili.
Si pone, dunque, in frangenti di forte impatto sociale, come quello attuale, sia necessario la messa a punto, e il conseguente impiego di un metodo condiviso e scientificamente fondato di gestione dell’emergenza sociale, oltreché sanitaria, che promuova la continuità, nel cambiamento, del tessuto interattivo.
La necessità di un metodo che possa offrire a tutti gli operatori dell’emergenza gli strumenti per il governo delle interazioni tra varie tipologie di utenza, si pone come urgente per garantire l’efficacia delle misure emergenziali adottate nella fase attuale per preservare il bene comune della salute nell’intervento sanitario che ha valenza individuale.
Disponendo di un metodo rigoroso, l’esperto può occuparsi congiuntamente di mantenere la comunità coesa nell’aderenza alle prescrizioni fornite per il contenimento della diffusione del virus Covid 19.
Basandoci su quello che sta accadendo, possiamo osservare come l’uso di strumenti tecnologico/informatici a disposizione sia già in atto (videochiamate, telelavoro, feste e aperitivi online, iniziative per il recapito della spesa a domicilio ad anziani e persone non autosufficienti): è possibile asserire che la comunità può mantenere così la coesione sociale.
Il ruolo dei professionisti dell’emergenza comunitaria è pertanto quello di rendere possibile il costante innesco e la generazione di tali possibilità interattive inedite, affinché queste non accadano per caso ma per metodo, e dunque affinché siano sempre possibili.