Roma, 29 gennaio 2020 – Il trattamento dei pazienti trapiantati affetti da tumore è uno dei compiti più difficili in medicina e uno dei problemi principali della sopravvivenza a lungo termine di questi pazienti. Il primo problema da affrontare è decidere se sospendere la terapia immunosoppressiva per restituire al paziente le difese necessarie a combattere la malattia, anche se questo potrebbe esporre il paziente al rischio di un rigetto, mettendo a rischio la sopravvivenza dell’organo e del paziente stesso.
A queste delicate tematiche si cercherà di dare risposte partendo dalla letteratura scientifica disponibile durante le due giornate della Consensus Conference Internazionale dedicata ai trapiantati di rene affetti da tumore, (Management of the Kidney Transplant Patient with Cancer) in programma domani, giovedì 30 (ore 14.30- 18.00) e venerdì 31 gennaio ore 9.00-17.00, presso l’Aula Brasca del Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. Organizzatori dell’evento oltre a Jacopo Romagnoli, Chirurgo dell’Unità Operativa Trapianti di Rene, tre esperti di riferimento nel panorama oncologico italiano e internazionale: Giovanni Scambia, Direttore scientifico del Policlinico Gemelli e della unità operativa di Ginecologia Oncologica, Giampaolo Tortora, Direttore del Gemelli Comprehensive Cancer Center e Vincenzo Valentini, Direttore del Centro di Radioterapia Oncologica –Gemelli ART (Advanced Radiation Therapy).
Il trapianto di rene è la migliore soluzione terapeutica per chi soffre di insufficienza renale allo stadio terminale, è una procedura coronata da successo nella grande maggioranza dei casi e restituisce la persona ad una vita normale.
“La sopravvivenza del trapiantato di rene è notevolmente aumentata negli ultimi 20 anni – anticipa Jacopo Romagnoli, coordinatore scientifico del meeting – Oggi chi è stato sottoposto a un trapianto può attendersi un successo a un anno superiore al 90%, una funziona renale durevole per circa 15-20 anni, con picchi fino a 40 anni e più. In pratica si può pensare di poter invecchiare con l’organo trapiantato, cosa impensabile 30 anni fa”.
Tuttavia l’incidenza di tumori in questi pazienti è da 2 a 4 volte maggiore rispetto a quanto accade nella popolazione generale. Questa condizione di maggior rischio è da mettere in relazione all’azione di virus oncogenici e a una alterata risposta da parte delle cellule preposte alla difesa nei confronti dei tumori, indotta dalla terapia immunosoppressiva.
“Alcune problematiche legate alla sospensione della terapia immunodepressiva – afferma Romagnoli – rimangono irrisolte in tema di gestione del paziente trapiantato di rene con malattia tumorale e la letteratura scientifica è povera di dati perché solo recentemente il problema ha iniziato ad acquisire proporzioni considerevoli. Non esistono linee-guida né punti di riferimento saldi nella letteratura scientifica mondiale che aiutino i medici ad orientarsi”.
Partendo da questa situazione di mancanza di certezze, il gruppo di ricerca multidisciplinare del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, composto da chirurghi dei trapianti, nefrologi, oncologi medici e oncologi radioterapisti, ematologi, radiologi, dermatologi e ginecologi ha lavorato per un anno per raccogliere il maggior numero di dati possibili. Tali dati saranno sottoposti alla valutazione di un team internazionale di esperti riuniti nel meeting in programma al Policlinico Gemelli per dare risposte a 12 quesiti specifici in tema di gestione del trapiantato di rene con tumore. Il meeting mira a produrre un documento finale che possa essere un nuovo punto di riferimento per chi opera in questo contesto così complesso.
Infatti, il programma trapianti di rene del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, forte della sua storia che data da 50 anni e della sua fama internazionale, riconosciuta anche recentemente grazie all’Accreditamento Europeo per il Training (2018) – unico centro in Italia – si è riconfermato tra i primi centri in Italia e al primo posto assoluto nella regione Lazio per numero di trapianti sia da donatore deceduto che in particolare da donatore vivente (2019).
Il trapianto restituisce vita e qualità alla vita, è una forza che non si esaurisce ma è fonte di energia per chi lo riceve e anche fonte di importanti informazioni per chi lo studia. Nessun trapianto può essere considerato un insuccesso, neanche quello andato male, perché ogni trapianto è come un seme che dà sempre frutto.