Antibioticoresistenza, trovare nuove strategie per ridisegnare il futuro della terapia antibiotica

logo-sim-societa-italiana-di-microbiologia

Prof.ssa Stefania Stefani, Presidente della Società Italiana di Microbiologia e Professore Ordinario di Microbiologia all’Università degli Studi di Catania: “In ambito ospedaliero, per esempio, dovremmo partire dalla costruzione di algoritmi che prevedano alcuni elementi essenziali”

prof-stefania-stefani-microbiologia

Prof.ssa Stefania Stefani

Roma, 22 novembre 2019 – Aumentare la consapevolezza globale sull’utilizzo degli antibiotici e incoraggiare le buone pratiche tra il pubblico, gli operatori sanitari e i decisori politici per evitare l’ulteriore insorgenza e diffusione della resistenza agli antibiotici: questo è l’obiettivo della World Antibiotic Awareness Week – WAAW. La Società Italiana di Microbiologia aderisce alla campagna promossa dall’ECDC e dalla WHO e, tramite i propri canali, si unisce al coro #KeepAntibioticsWorking.

Ma, qual è il trend in Italia e cosa si può concretamente fare? I rapporti sulla sorveglianza nazionale dell’antibiotico-resistenza (AR) coordinati dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) evidenziano che in Italia i tassi di AR per gli 8 patogeni sotto sorveglianza si mantengono, purtroppo, al di sopra della media europea. Mentre nel periodo 2012-18 la percentuale di MRSA si è mantenuta stabile, sono stati evidenziati incrementi per E. faecium resistente alla vancomicina e E. coli resistente alle cefalosporine di terza generazione e ai fluorochinoloni.

Tuttavia, si comincia a delineare un trend in calo per K. pneumoniae resistente ai carbapenemi che però rimane, nel 33% dei casi, un patogeno multi-resistente, ovvero resistente ad almeno tre classi di antibiotici.

“Sì, si può pensare di fare qualcosa di concreto per arginare l’antibiotico-resistenza – afferma la prof.ssa Stefania Stefani, Presidente della SIM e Professore Ordinario di Microbiologia all’Università degli Studi di Catania – In ambito ospedaliero, per esempio, dovremmo partire dalla costruzione di algoritmi che prevedano alcuni elementi essenziali tra cui: 1) la rapidità dell’antibiogramma e della diagnostica microbiologica; 2) una stewardship solida che contempli la stretta collaborazione fra microbiologo e infettivologo/clinico, e 3) una appropriatezza prescrittiva, intesa come terapia antibiotica microorganismo-mirata che lasci poco spazio all’empirismo. Tutto questo poi, unito alle buone pratiche di igiene, può contribuire al contenimento della diffusione di questi microrganismi”.

“Non dimentichiamo, infine, il ruolo della ricerca: per ridisegnare il futuro della terapia antibiotica è fondamentale trovare nuove strategie – anche profilattiche – e nuovi approcci alternativi, ed è su questo che tutti noi stiamo lavorando”, conclude la prof.ssa Stefani.

Salva come PDF
Le informazioni presenti nel sito devono servire a migliorare, e non a sostituire, il rapporto medico-paziente. In nessun caso sostituiscono la consulenza medica specialistica. Ricordiamo a tutti i pazienti visitatori che in caso di disturbi e/o malattie è sempre necessario rivolgersi al proprio medico di base o allo specialista.

Potrebbe anche interessarti...