Chirurgia epatica del risparmio d’organo, nuova classificazione delle “epatectomie minori”

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Sugli Annals of Surgery i criteri che differenziano le varie tecniche. Allo studio multicentrico ha preso parte anche l’Aou pisana

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Pisa, 23 ottobre 2019 – Nel numero di novembre della rivista Annals of Surgery, in uno studio che per la prima volta mette in relazione la complessità tecnica delle epatectomie minori con i risultati clinici, arriva l’avallo scientifico definitivo della chirurgia epatica del risparmio d’organo, che a Pisa si pratica da diversi anni con successo. La svolta dal punto di vista scientifico è di enorme rilevanza e giunge a coronamento di uno studio multicentrico cui ha preso parte anche l’Aou pisana.

Cosa cambia: finora le resezioni epatiche erano distinte in “maggiori” e “minori” solo in funzione della quantità di fegato asportato. Sebbene i vantaggi clinici ed oncologici della chirurgia epatica del risparmio d’organo siano ormai ben consolidati in letteratura scientifica, con il termine di “Epatectomia minore” si faceva riferimento tanto a resezioni molto semplici, eseguite per asportare lesioni superficiali, quanto a resezioni molto complesse, eseguite per asportare lesioni profonde in contatto con le strutture vitali del fegato.

I progressi della chirurgia epatica moderna hanno reso obsoleta la distinzione in epatectomie “maggiori” e “minori” dal momento che ora è possibile rimuovere volumi di fegato estremamente limitati anche per le lesioni profonde. Ci sarà finalmente una chiara distinzione all’interno delle “epatectomie minori” in funzione del rischio di complicanze e di mortalità.

La rilevanza clinica di questo studio è di autentico spartiacque. Infatti, sarà possibile distinguere le “epatectomie minori” più semplici, eseguite per lesioni superficiali (“limited resection”), da quelle più complesse eseguite per lesioni profonde (“complex-core-hepatectomy”) per le quali un tempo venivano asportati grandi volumi di fegato.

Questa nuova classificazione delle “epatectomie minori” consentirà la comparazione dei risultati ottenuti dai diversi centri di chirurgia epatica, la maggiore adeguatezza delle modalità di rimborso delle procedure e, soprattutto, la migliore comunicazione col paziente riguardo al rapporto rischi/benefici dell’intervento.

L’Aou pisana già negli anni scorsi aveva chiara la rilevanza clinica e la complessità della chirurgia epatica del risparmio d’organo che a Pisa si stava sviluppando, introducendo la variante delle ricostruzioni vascolari. Nel 2018 questa tecnica chirurgica innovativa è stata inserita in un percorso strutturato, per riunire specialisti esperti di differenti branche nella gestione di procedure chirurgiche tanto efficaci quanto complesse.

Attualmente il fine del percorso strutturato è quello di fornire collaborazione alla chirurgia toscana per costruire una vera e propria rete nella gestione dei pazienti con lesioni epatiche profonde e che, altrimenti, dovrebbero essere trattati con asportazione di grandi volumi di fegato o recarsi fuori regione, ove questo tipo di chirurgia venga effettuato.

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