Milano, 4 ottobre 2019 – Il progetto biennale TAPAS IN AGING, finanziato dalla Fondazione Cariplo e coordinato dalla Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano (centro leader nelle neuroscienze, riconosciuto a livello internazionale) in partnership con Auser Regionale Lombardia (associazione di volontariato e promozione sociale che da 30 anni si occupa di invecchiamento attivo), entra nel vivo della sua fase di lavoro sul campo. Il 23 e 24 settembre 2019 si è tenuta la sessione di formazione sul protocollo di progetto per i giovani ricercatori, selezionati tra sociologi e psicologi, che intervisteranno 500 persone over 50 individuate tra i volontari e gli utenti di Auser nelle 12 province lombarde.
TAPAS in Aging è acronimo di “Time and Places and Space” in Aging, perché il progetto, in prospettiva bio-psicosociale, intende descrivere le dimensioni di spazio e tempo come variabili fondamentali nel processo di invecchiamento e come elementi che influenzano il funzionamento, la disabilità e il benessere delle persone. TAPAS IN AGING valuterà anche le relazioni sociali di cui la persona può disporre come elemento primario per invecchiare bene.
“L’invecchiamento delle persone è un successo della medicina e contemporaneamente un fenomeno che richiede innovazione nelle strategie di sanità pubblica – sottolinea Matilde Leonardi, coordinatrice del progetto TAPAS, Neurologa e Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Neurologia, Salute Pubblica, Disabilità dell’Istituto Besta – I dati che raccoglieremo nell’ambito di TAPAS riguarderanno i fattori determinanti la salute e la disabilità sull’invecchiamento di una fascia di popolazione che ha già fatto la scelta di uscire dalla solitudine, perché afferisce ai centri AUSER in Regione Lombardia, valutando l’impatto delle reti sociali e dell’ambiente inteso come spazi a disposizione, opzioni per la mobilità e utilizzo del tempo”.
“I dati di TAPAS – prosegue la Leonardi – saranno confrontati con quelli derivati dagli studi precedenti, italiani ed europei, che hanno utilizzato lo stesso protocollo: IDAGIT in Italia e COURAGE in Europe e SAGE a livello internazionale”.
Per una persona in età avanzata l’ambiente può essere facilitante o ostacolante in aspetti che spesso si sottovalutano (per esempio, si va dall’illuminazione stradale alla accessibilità di marciapiedi e luoghi pubblici, dalla vicinanza ai mezzi pubblici alla presenza di spazi verdi, dalla presenza di tappeti in casa alla difficoltà nel ruotare la manopola di un rubinetto).
Al progetto partecipa anche l’architetto Paola Bucciarelli, che ha l’attenzione all’inclusione come proprio tratto caratteristico: “Un buon design abilita e migliora vita e salute, un ambiente mal progettato disabilita – afferma Bucciarelli – Nel corso della vita cambiamo abitudini ed esigenze, ma pensiamo che l’ambiente sia immutabile: va invece riprogettato e reso flessibile o adattato. Ciò vale per lo spazio aperto, i percorsi pubblici, gli edifici in cui si entra per piacere o lavoro o utilità, fino all’ambiente domestico. L’ambiente abilitante è precondizione per la vita attiva e per una socialità espressa al meglio”.
Gli strumenti utilizzati dai ricercatori nelle interviste, che verranno effettuate nelle sedi Auser in tutte le province lombarde, misureranno lo stato di salute individuale, la qualità della vita, il benessere percepito, l’influenza dell’ambiente costruito in cui la persona vive e le reti sociali; verranno raccolte informazioni su nucleo familiare, caratteristiche socio-demografiche, storia lavorativa, fattori di rischio, utilizzo dei servizi socio-sanitari.
L’analisi dei dati, effettuata dall’Istituto Besta, darà ad Auser la possibilità di trasformare tale lettura della realtà in raccomandazioni politiche per un’organizzazione di spazio e tempo senza barriere.