Epatite C, anche uno spot per sconfiggere la malattia. Verso l’eradicazione del virus

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Prof. Massimo Galli

Roma, 24 luglio 2019 – In occasione della Giornata Mondiale delle Epatiti che cade il 28 luglio, istituzioni, specialisti, economisti, servizio pubblico, mondo dell’impresa, si sono trovati insieme per una conferenza stampa di lancio della Campagna sociale per l’eliminazione dell’Epatite C, oggi nella Sala Caduti Nassirya di Palazzo Madama.

Per l’occasione è stato presentato lo spot di sensibilizzazione sull’HCV: patrocinato dalla presidenza del Consiglio dei ministri e dal Ministero della Salute.

Lo spot per capire e agire
“L’epatite C in Italia ha colpito centinaia di migliaia di persone; dalla scoperta del virus nel 1989 ha causato in questi ultimi 30 anni oltre centomila morti, per cirrosi epatica o tumori del fegato. Dopo 30 anni, in Italia vi sono ancora 200mila persone stimate con infezione da HCV. Oggi grazie alla ricerca possiamo facilmente sconfiggere il virus in poche settimane con una terapia per bocca semplice e non tossica. Rivolgiti al tuo medico o allo specialista: aiutaci a cancellare l’Epatite C. L’Epatite C è un rischio quotidiano e accorcia la vita”. Questo il testo dello spot, che si ispira ad una lavagna in grafite con un cancellino di memoria scolastica e richiama la grafica del reality “Il Collegio” o di alcuni messaggi pubblicitari di recente successo.

“Aiutaci a cancellare l’epatite C!”. L’iniziativa è stata promossa da SIMIT – Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali con AISF – Associazione Italiana per lo Studio del Fegato, e con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Salute.

Il servizio pubblico attraverso RAI Solidarietà Sociale ha sposato questa campagna dimostrando grande attenzione per un tema che rappresenta una straordinaria conquista per la scienza. Tutti siamo coinvolti e la società civile deve aiutare per far emergere il ‘sommerso’, ossia quei soggetti colpiti dal virus e ignari di aver contratto l’infezione. Pur con qualche distinguo statistico, le stime del sommerso raggiungono cifre importanti, comprese tra le 100mila e le 350mila persone.

È quindi molto importante un coinvolgimento mediatico per rivolgersi a un pubblico quanto più ampio possibile: occorre informare e mantenere alta la guardia, cercando di sensibilizzare le famiglie e spingere i pazienti alla cura nei centri prescrittori per una terapia di poche settimane, gratuita e non tossica.

“La ricerca scientifica ha prodotto risultati straordinari in termini di terapia e la possibilità di eradicare l’Epatite C è un’opportunità che non può essere mancata e lo dico da medico e da politico – sottolinea Pierpaolo Sileri, Presidente della XII Commissione Igiene e Sanità del Senato – Le istituzioni devono lavorare con le società scientifiche, associazioni e media per far emergere la comunità del sommerso e le popolazioni serbatoio del virus, per avviare i soggetti malati verso i centri prescrittori dove possano essere curati”.

La situazione oggi
Il virus dell’epatite C (HCV) è una delle principali cause di morbilità e mortalità correlate al fegato. La disponibilità di una cura ad alta efficacia, che consente la definitiva eliminazione del virus in circa il 97% dei casi trattati, ha cambiato radicalmente la prognosi e il destino individuale di migliaia di pazienti.

L’Italia, grazie alle politiche di accesso al trattamento introdotte dall’Aifa, raggiungerà l’obiettivo dell’OMS della riduzione del 65% della mortalità HCV correlata nel 2022 e, secondo le ultime analisi condotte dal Center Disease Analysis (USA), si colloca tra i 12 Paesi avviati positivamente verso il traguardo dell’OMS dell’eliminazione dell’infezione da HCV entro il 2030, a patto di mantenere alto il numero degli individui trattati. A fine giugno risultavano in Italia oltre 185mila trattamenti avviati e nella stragrande maggioranza già conclusi con successo.

“Oggi abbiamo a disposizione farmaci per combattere l’Epatite C che sono così efficaci da assicurare nella quasi totalità dei casi l’eradicazione dell’infezione. In questo scenario bisogna allora individuare quali siano le popolazioni chiave nelle quali l’infezione si trova a circolare maggiormente e che quindi fanno da serbatoio dell’infezione, come i tossicodipendenti per via endovenosa, ma anche le key population come detenuti e migranti”, spiega il prof. Massimo Galli, Presidente SIMIT.

Considerando infatti l’alta prevalenza di HCV nella popolazione generale in Italia, per aumentare la diagnosi e il trattamento delle persone infette è indispensabile far emergere il ‘sommerso’ nelle categorie maggiormente a rischio.

“C’è ottimismo per il futuro per quanto riguarda l’HCV, eppure l’emergenza è ancora attuale – aggiunge Salvatore Petta, segretario AISF – Oggi dobbiamo considerare la lotta all’epatite C non ancora vinta del tutto. Abbiamo a disposizione dei farmaci antivirali estremamente validi sia per efficacia che per sicurezza; tuttavia, dobbiamo curare ancora tanti pazienti. È necessario quindi che istituzioni, clinici e pazienti convergano in una sinergia per individuare i soggetti ancora non raggiunti dal trattamento. Una particolare attenzione va dedicata a soggetti con fattori di rischio per esposizione al virus dell’epatite C (trasfusione di derivati del plasma prima degli anni ’90, storia di chirurgia maggiore, storia di iniezioni con siringhe di vetro non monouso, portatori di tatuaggi e/o piercing, etc.), ed a popolazioni a rischio, come coloro che frequentano i Servizi per le dipendenze (SerD) o la popolazione carceraria, per i quali bisogna istituire dei programmi specifici di screening e di terapia”.

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