Resistente e biocompatibile la seta, insieme a tanti altri materiali di origine naturale, è già una realtà nella rigenerazione di tessuti, protesi e organi. Da domani l’Università di Trento ospiterà la conferenza mondiale dedicata alla seta e alle sue applicazioni soprattutto in ambito biomedicale. Obiettivo: istituire una rete scientifica stabile e certificazioni di qualità sulla filiera per accelerare il processo di collegamento con il mercato internazionale. In apertura della conferenza la presentazione del progetto “Via della seta europea” del Consiglio d’Europa, itinerari che collegheranno idealmente le città che, come Rovereto, hanno avuto un ruolo importante nell’industria e nel commercio della seta
Trento, 11 giugno 2019 – La seta ha eccezionali qualità naturali. È leggera, morbida e igroscopica: perfetta per i capi d’abbigliamento. Meno noto è che il filo di seta può resistere quanto un filo di acciaio di uguale spessore. Per questo la seta è impiegata con crescente successo in campo energetico, nell’industria ottica e soprattutto in medicina per la realizzazione di protesi e la riparazione di tessuti danneggiati del corpo umano.
Da anni la comunità scientifica si interessa delle proprietà e delle applicazioni della seta, con progetti di ricerca e occasioni di incontro e scambio scientifico a livello internazionale. Uno degli appuntamenti più importanti è la “International Silk Conference”, congresso biennale che da domani, mercoledì 12 giugno si terrà in Italia, a Trento al Castello del Buonconsiglio, in collaborazione con un’altra conferenza periodica – la Trento Innovation Conferences on Materials Engineering (TICME) – che da anni indaga il settore dei polimeri, dei compositi e dei biomateriali per applicazioni speciali in vari settori.
A partecipare alla conferenza internazionale saranno scienziati e scienziate degli ambiti dell’ingegneria, della biologia, insieme a rappresentanti di industrie del settore biomedico interessati alle applicazioni della seta nella medicina. Obiettivo della conferenza di Trento sarà quello di istituire una rete scientifica per accelerare il processo di collegamento con il mercato. Le difficoltà infatti continuano a essere numerose.
“I problemi maggiori derivano dalla mancanza di normative specifiche a livello nazionale e internazionale e dal fatto che i polimeri naturali non sono riproducibili – spiega Antonella Motta, docente del Dipartimento di Ingegneria industriale e responsabile scientifica della conferenza – Perché le aziende possano investire, occorre garantire una maggiore sicurezza partendo dal controllo qualità della seta su tutta la filiera. Inoltre bisogna inserire una certificazione che tuteli la seta destinata a impieghi medici, che deve essere pura e senza variazioni. Il settore però è in forte crescita. Ad oggi infatti esistono già in commercio materiali substrati per rigenerare la pelle e studi preclinici per la realizzazione di veri e propri organi umani”.
Tra i vari tipi di seta, quella di ragno è considerata un materiale unico, come spiega Nicola Pugno del Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e meccanica e altro referente scientifico della conferenza: “Il guscio protettivo che i lepidotteri si costruiscono permette loro di schermarsi da elementi nocivi presenti nell’ambiente. La seta è prodotta dai bachi ma anche dagli aracnidi che la impiegano non tanto per proteggersi, quanto principalmente per catturare le prede. Adatta a questo scopo, la tela di ragno possiede straordinarie qualità meccaniche di leggerezza, tenacità e resistenza complessivamente superiori a qualsiasi altro materiale naturale o sintetico finora elaborato. Ha anche proprietà antibatteriche e anticoagulanti, utili sempre in ambito medico”.
“Nei nostri laboratori prendiamo ispirazione da piante, animali e insetti per ideare oggetti e materiali che in natura non esistono – aggiungono Motta e Pugno – Ad esempio le bioceramiche costruite ottenute partendo dagli ossi di seppia o i biopolimeri realizzati dai carapaci dei crostacei, utili per impieghi in medicina come matrici per la rigenerazione degli organi, grazie alla chitina, un componente naturale che può essere utilizzato per il rilascio controllato di molecole che aiutano la ricostruzione. O il pelo di cammello e cachemire, da cui viene estratta la cheratina che viene usato con ottimi risultati per la rigenerazione della pelle. O anche il collagene tratto dalle spugne o da meduse per ripristinare ossa e cartilagini. E addittivando nanomateriali la resistenza e altre proprietà possono migliorare ulteriormente. Utilizzare i materiali naturali è anche un modo per dare impieghi nuovi e pregiati a residui dell’alimentazione umana o della lavorazione industriale in altri settori”.