Oncologia, umanizzare le cure per migliorare fino al 25% la qualità di vita dei pazienti

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Il progetto HuCare-2 è stato presentato al Congresso ASCO di Chicago. Rodolfo Passalacqua: “Vogliamo introdurre nei reparti una migliore e più uniforme assistenza psicologica e sociale. L’obiettivo è il miglioramento della qualità di vita dei malati e contrastare l’ansia e la depressione che colpiscono il 70% dei nuovi malati di tumore e in forma grave un terzo di essi”

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Chicago, 3 giugno 2019 – L’umanizzazione delle cure contro il cancro negli ospedali italiani diventa un esempio da seguire nel resto del mondo. Con un incremento degli interventi psico-sociali nei reparti di oncologia, è infatti possibile migliorare dal 10% al 25% la qualità di vita dei pazienti colpiti da tumore. Per la prima volta un progetto scientifico, tutto italiano, dimostra e quantifica i benefici dell’umanizzazione delle cure destinante a chi sta affrontando il cancro.

Si chiama HuCare-2 e i principali risultati sono stati presentati ieri, durante la sessione orale del Congresso della American Society of Clinical Oncology (ASCO), in corso a Chicago. Il progetto è promosso e fortemente sostenuto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e da MEDeA Medicina e Arte onlus (associazione di volontariato di Cremona). Ha coinvolto in totale 772 pazienti di 15 diversi reparti oncologici italiani, equamente distribuiti su tutto il territorio nazionale.

“L’obiettivo principale che si siamo posti è fare in modo che i reparti oncologici introducano una serie di interventi psicosociali che migliorano la salute e la qualità di vita dei malati, contrastare l’ansia e la depressione che interessano circa il 70% dei pazienti oncologici e, in maniera, grave oltre un terzo dei malati – afferma Rodolfo Passalacqua, responsabile scientifico di HuCare e Direttore dell’Oncologia di Cremona – Si tratta di disturbi seri, che possono impattare negativamente sulla risposta del malato alle cure. Gli oncologi e, più in generale, tutto il personale medico-sanitario devono sempre più saper affrontare queste situazioni critiche. Abbiamo quindi, come AIOM, avviato per questo progetto circa 25 corsi specifici che hanno coinvolto in totale 392 tra medici e infermieri. Attraverso il progetto HuCare vogliamo soprattutto creare percorsi comuni e condivisi sia per i camici bianchi che per i pazienti. E’ infatti fondamentale riuscire a uniformare gli interventi di psicologia oncologica o di comunicazione tra medico-paziente. In questo modo, l’assistenza risulta più efficace e migliorano anche le condizioni generale di salute così come hanno dimostrato i risultati estremamente interessanti che abbiamo ottenuto”.

AIOM ha fondato alcuni anni fa a Milano la prima Scuola di Umanizzazione in Oncologia in Europa: Scuola AIOM-HuCare. Con il progetto HuCare2e sono stati avviati nei reparti sei diversi interventi: la formazione di tutto lo staff clinico (medici e infermieri) per migliorare le capacità comunicative e relazionali; lo screening dei pazienti per misurare l’ansia e la depressione; lo screening dei bisogni sociali; l’assegnazione di un infermiere di riferimento a ogni paziente; l’utilizzo di una lista di domande per tutti i malati per favorire la comunicazione con il medico; un percorso strutturato per fornire a malati e care-giver informazioni in modo corretto.

“Siamo orgogliosi che un progetto AIOM sull’umanizzazione delle cure sia stato presentato al più importante appuntamento scientifico mondiale di oncologia – spiega Stefania Gori, Presidente Nazionale AIOM e Direttore dipartimento oncologico, IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar – Fornire un migliore e più appropriato supporto psicologico ai pazienti è un aspetto imprescindibile del nostro lavoro. Solo nel 30% dei casi i disturbi psicologici che affliggono questa particolare categoria di persone sono diagnosticati e trattati. E’ un dato che deve essere migliorato, soprattutto se consideriamo l’evoluzione dell’oncologia italiana. Oggi sei italiani su dieci colpiti da tumore riescono a sconfiggerlo e la tutela della qualità di vita dopo e, soprattutto, durante i trattamenti anti-cancro è perciò fondamentale. Si stanno aprendo nuove sfide alle quali dobbiamo saper rispondere in modo adeguato attraverso una sempre più specifica preparazione. HuCare rappresenta quindi un progetto pilota: come Società Scientifica siamo pronti ad avviare nuove iniziative simili”.

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