Roma, 20 dicembre 2018 – Nasce un tavolo di confronto permanente tra la Federazione nazionale degli Ordini degli infermieri (FNOPI) – ente pubblico non economico sussidiario dello Stato – che rappresenta gli oltre 445mila infermieri presenti in Italia, di cui più di 384mila attivi e 270mila dipendenti del Servizio sanitario nazionale e la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, che hanno secondo la legge potestà legislativa concorrente in materia di “Tutela della Salute” e altre attribuzioni conferite dall’ordinamento.
Primo obiettivo: confrontarsi intanto – gli argomenti saranno via via ampliati – su cinque tematiche, anche attraverso tavoli permanenti regionali con gli Ordini provinciali:
- sviluppo di nuovi modelli organizzativo-assistenziali e delle competenze esperte e specialistiche anche alla luce del nuovo CCNL del personale del comparto Sanità e delle responsabilità definite dalla legge 24/2017;
- standard del personale infermieristico del SSR anche in considerazione della riduzione degli organici per il blocco del turn over;
- sviluppo professionale e di carriera, formazione ed aggiornamento del personale infermieristico del SSR – formazione manageriale;
- definizione del fabbisogno formativo degli infermieri e infermieri pediatrici;
- avvio di percorsi per lo sviluppo del corpo docente universitario afferente ai settori scientifico-disciplinari dei corsi di laurea delle professioni sanitarie.
In questo senso è arrivato oggi il via libera dei presidenti delle Regioni a un protocollo di intesa che parte dalla necessità di dover rispondere nell’attuale fase di transizione demografica, epidemiologica, sociale ed economica alle nuove sfide che riguardano il settore sanitario, in cui infermieri e Regioni hanno la stessa esigenza di tutelare il diritto alla salute nel sistema sanitario pubblico, proprio come prevede la legge 833 del 1978.
Va quindi rafforzato il rapporto di “leale collaborazione istituzionale tra le Regioni e le Province autonome le professioni infermieristiche” che operano nel Servizio sanitario nazionale e con il protocollo si focalizzano i futuri ambiti di intervento comuni per interventi condivisi.
Dal 2019 quindi – ma l’Emilia Romagna per prima ha già convocato il primo tavolo regionale – Fnopi e Regioni metteranno a punto una revisione delle disposizioni nazionali che interessano le professioni infermieristiche per garantire al SSN un numero adeguato di professionisti legato ai fabbisogni del sistema – pubblico, ma anche privato – con una nuova programmazione del loro percorso formativo e professionale.
A livello nazionale il tavolo è composto per la parte regionale e provinciale: dal Coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, l’assessore del Piemonte Antonio Saitta e dal Presidente del Comitato di settore Regioni-Sanità, l’assessore dell’Emilia Romagna Sergio Venturi e per la Federazione nazionale delle Professioni Infermieristiche dalla Presidente FNOPI Barbara Mangiacavalli e dalla Segretaria Nazionale FNOPI Beatrice Mazzoleni.
Ma oltre al livello nazionale, il tavolo si riunirà anche sia a livello tecnico con i rappresentanti delegati dalle parti, sia con tavoli permanenti regionali con gli Ordini provinciali per l’esame delle tematiche indicate a livello locale.
“È un risultato molto importante per la professione infermieristica – commenta Barbara Mangiacavalli, presidente FNOPI – perché il lavoro dell’infermiere è sul territorio accanto ai pazienti e al loro domicilio e le reali necessità, l’epidemiologia e l’organizzazione dei servizi per questo sono in capo alle Regioni. Inoltre – prosegue – le Regioni sono i veri ‘datori di lavoro’ dei circa 270mila infermieri che dipendono dalle strutture pubbliche, ma sono anche le istituzioni che conoscendo le necessità locali autorizzano e semmai implementano forme alternative di occupazione come quelle ad esempio della libera professione”.
“Per noi – conclude Mangiacavalli – il confronto e l’accordo omogeneo con le Regioni è essenziale per poter disegnare in modo uniforme i nuovi modelli di assistenza e studiare insieme come contrastare in modo organico, non per una sola professione, le carenze che tagli e blocchi del turn over hanno generato. Dalle Regioni dipende il fabbisogno formativo e lo sviluppo di carriera, ma anche i rapporti con le Università che si fissano nei protocolli che queste sottoscrivono con gli Atenei”.