Catania, 16 novembre 2018 – Sono in aumento le richieste di congelamento dei gameti da parte dei pazienti, non solo a scopo terapeutico ma con il desiderio di posticipare la genitorialità al momento più opportuno, secondo la volontà individuale. Un fenomeno in aumento, quello del ricorso alla crioconsevazione, (il congelamento in azoto liquido a –196 °C) , ancora non quantificabile ma che apre scenari futuri nuovi e inquietanti.
Se ne è discusso in occasione della seconda giornata del Congresso Nazionale SIRU, in corso a Catania. A porre la questione è Luigi Montano Andrologo dell’ASL di Salerno e co-Presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana.
“Di fronte ad una maternità sempre più spostata in avanti con l’età e al calo drastico della fertilità maschile, sia per l’età, che per gli impatti ambientali e gli stili di vita scorretti, il rischio a cui ci si sta esponendo, è che si possa aprire una sorta di ‘Era Criogenica’, una corsa alla crioconservazione gametica per preservare artificialmente la fertilità futura, una prospettiva buia che oltre ad essere poco umana dà adito a processi speculativi e a scenari inquietanti e che deve essere scongiurata”.
La Fertilità è un indicatore fondamentale di salute generale – ha aggiunto Antonino Guglielmino, ginecologo a Catania e Presidente in carica della SIRU – e noi operatori della riproduzione possiamo avere un ruolo fondamentale nella prevenzione primaria ed anche per le patologie cronico-degenerative e quindi un primo livello a tutela della Salute Pubblica per le attuali e future generazioni. C’è un bisogno assoluto di sostenere la fertilità di fronte ad una età procreativa sempre più spostata in avanti e agli impatti ambientali e di stili di vita sempre più evidenti sulla capacità riproduttiva e quindi la necessità di mantenere un tasso di riproduzione sufficiente nelle popolazioni per garantire il ricambio generazionale”.
Sempre di più gli indici di riproduzione nel mondo occidentale calano, con lo spostamento in avanti dell’età procreativa delle coppie superando quella biologica (20-32 anni), così come la natalità e questo non solo per fattori socioeconomici di cui il nostro paese registra un primato negativo, fra i paesi a più bassa natalità del mondo, ma anche perché l’esposizione agli stress di ritmi di vita e chimici, fisici e anche climatici, mettono a rischio il sistema riproduttivo che rappresenta un sistema organo-funzionale particolarmente sensibile.
“Le alternative – sostiene Montano – devono passare da un cambio delle politiche del lavoro, delle politiche di sostegno alla famiglia, del miglioramento socio-economico ed ambientale complessivo del paese che metta in condizione di fare figli nel tempo giusto, sostenendo campagne di prevenzione e di educazione ai rischi ambientali, alimentari e stili di vita. La SIRU ha realizzato, nel 2018, incontri con diverse medie superiori in Sicilia, Campania e Lombardia per informare i giovani, esperienza interessante che replicheremo per il prossimo anno” conclude Luigi Montano.