Traumi articolari da sport: ginocchio, spalla e caviglia le parti più coinvolte. Congresso SIOT

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Bari, 9 ottobre 2018 – Ogni anno in Italia si registrano più di 80mila ricoveri per le lesioni del legamento crociato del ginocchio, due terzi dei quali in pazienti di sesso maschile, 65mila per lussazione e instabilità della spalla e 35mila per distorsioni della caviglia. Si tratta di traumi da instabilità articolari riportati prevalentemente a seguito di attività ludico sportive. Senza dubbio gli uomini pagano un contributo (80%) ben più importante rispetto alle donne (15%) a questa “voglia di sport”. E’quanto emerge dal 103° Congresso nazionale della Società italiana di ortopedia e traumatologia (Siot) in corso di svolgimento alla Fiera del Levante di Bari.

“Le Instabilità Articolari – sottolineano i presidenti del Congresso, prof. Biagio Moretti e il dott. Vincenzo Caiaffa – coinvolgono nella maggior parte dei casi la spalla (30% dei casi), il ginocchio (35% dei casi), il rachide lombare (25%) e la caviglia (10%) nei quali la condizione di precaria stabilità favorisce l’insorgenza di artrosi evolutiva. Per restituire stabilità a un ginocchio infortunato o deteriorato vengono eseguiti ogni anno nel nostro Paese più di 36mila interventi per asportazione di cartilagine semilunare del ginocchio e oltre 21 mila per riparazione legamentosa”.

Altra sede frequentemente coinvolta – ricordano gli ortopedici – è la spalla nella quale la lussazione e la instabilità presentano un’incidenza fino a 98,3 per 100.000 persone all’anno nei soggetti più giovani, in particolare uomini. Oltre il 90% delle lussazioni si verifica principalmente in pazienti giovani con età compresa tra i 20 e i 29 anni, nei quali appare più alta l’incidenza delle recidive.

Dolore e impossibilità a compiere il gesto specifico sono i principali sintomi delle lesioni legamentose che frequentemente si generano appunto nei distretti articolari caratterizzati da una estrema libertà di movimento. Il ricorso a tecniche mini-invasive ovvero la chirurgia artroscopica determina un minor dolore per il paziente e facilita la riabilitazione postoperatoria.

“Tuttavia – concludono il prof. Moretti e il dott. Caiaffa – il grado di insuccessi e di recidive rimane ancora elevato, in particolare nella popolazione giovanile. Pertanto, ampio è l’ambito di discussione e repentina l’introduzione di nuove e più efficaci tecniche chirurgiche e di protocolli riabilitativi mirati a ridurre il numero di complicanze”.

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