Roma, 27 settembre 2018 – “The future of renal transplantation: personalized medical care” è il convegno in programma domani, venerdì 28 settembre, nell’aula Brasca della Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli IRCCS (ore 10-18) esperti nazionali e internazionali discuteranno le attuali possibilità della Medicina Personalizzata di ottimizzare la cura dei pazienti trapiantati, per migliorare ulteriormente il successo dei trapianti. Luci e ombre sui trapianti di rene, aspetti psicologici ed etici, linee guida, gestione della terapia immunosoppressiva post trapianto, donazione da vivente questi alcuni dei temi trattati nell’incontro.
Ad aprire i lavori Rocco Bellantone, Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica di Roma, seguiranno le relazioni di esperti etici, chirurghi e medici legali, moderatori dell’incontro Giovanni Gambaro, direttore dell’UOC di Nefrologia del Gemelli e Palo Menè dell’azienda ospedaliera Sant’Andrea, Franco Citterio, Direttore scientifico.
I trapianti sono certamente la disciplina medica che ha maggiormente contribuito alla crescita della conoscenza nel campo della chirurgia, dell’immunologia, della genetica e della farmacologia. Lo testimoniano i premi Nobel assegnati ai chirurghi Joseph Murray e Alexis Carrel, agli immunologi Peter Medawar e Frank Burnet, ai genetisti George Snell e Jean Dausset, alla farmacologa Gertrude Elion, tutti riconoscimenti correlati ai diversi aspetti del trapianto.
“Oggi – spiega Franco Citterio, direttore dell’UOC dei Trapianti di Rene della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – la terapia immunosoppressiva dopo il trapianto viene personalizzata nei singoli pazienti in base alla valutazione di studi clinici randomizzati, al controllo dei livelli ematici dei farmaci immunosoppressori e al nostro giudizio clinico. Viviamo in un’era di nanotecnologie, continua Citterio – di microarray genetici, di sequenziamento del DNA, di proteomica, di epigenetica, di microRNA e di microbioma. I dati raccolti attraverso queste metodiche possono indirizzare le nostre diagnosi precocemente e suggerirci con maggiore precisione la miglior terapia per ciascun singolo paziente con una ‘personalizzazione della cura’ guidata da biomarcatori, in una visione olistica del paziente”.