Palermo, 14 aprile 2015 – Un workshop didattico, con interventi chirurgici live, per un confronto a livello medico sulla tecnica chirurgica per una patologia, quale la fistola vescico-vaginale, che nel continente africano ha un’alta incidenza soprattutto nel post partum. Una collaborazione fra partner palermitani ed africani, porterà circa 200 fra medici e operatori italiani ma anche di Europa e Africa, per tre giorni a Palermo, dal 16 al 18 aprile, all’aula magna “Vignola” dell’Ospedale Cervello, per affrontare questa specifica tematica.
L’International Workshop sul Trattamento chirurgico della fistola vescico-vaginale e del diverticolo uretrale, con inizio lavori alle 13.30 di giovedì 16 aprile, è organizzato dal dr.Biagio Adile, Direttore dell’Unità operativa di Uroginecologia dell’Azienda Villa Sofia Cervello e Presidente della Mips, in collaborazione con il prof. Sherif Mourad, membro dell’International Continence Society, che da anni si occupa del trattamento chirurgico di tali patologie in tutto il continente africano, in collaborazione con la Mips (Mediterranean Incontinence and PelvicFlor Society), l’Aiug e la Pacs (Pan ArabContinence Society).
Un evento che si presenta all’insegna della piena operatività perché la sala chirurgica multimediale del Cervello sarà collegata in video e audio con l’aula magna “Vignola” per gli interventi dal vivo. Saranno sottoposti ad interventi chirurgici per fistole vescico-vaginali da traumi ostetrici e dopo chirurgia ginecologica, pazienti africane e italiane che avranno la possibilità di usufruire del supporto medico ospedaliero del personale di Villa Sofia Cervello, e grazie alla collaborazione delle società umanitarie internazionali che hanno sostenuto il loro trasferimento. Verranno ad operare specialisti dal Mozambico, dall’Egitto e dal Brasile e dodici corsisti avranno la possibilità di partecipare agli interventi direttamente in sala operatoria.
“La Sicilia – sottolinea Biagio Adile – si pone ancora una volta, stavolta in campo medico, come ponte tra i paesi del bacino del Mediterraneo e l’Africa, per un tema di grande attualità in campo medico. Se per l’Europa e per i paesi economicamente più avanzati, infatti, le fistole sono solamente un ricordo, legato raramente al parto e più spesso alla chirurgia oncologica o alla radioterapia, per i paesi in via di sviluppo, purtroppo, sono una realtà frequente e con conseguenze drammatiche. Solamente in Etiopia, che conta più di 80 milioni di abitanti, il tasso di mortalità materno- infantile è mille volte maggiore rispetto ai paesi industrializzati e circa 9.000 donne ogni anno soffrono di tali patologie. Circa il 90% dei parti avvengono senza assistenza medica, spesso in zone rurali, ed anche quando si creano delle condizioni patologiche come la sproporzione feto pelvica, il parto deve espletarsi obbligatoriamente per via vaginale, con alto indice di mortalità materno infantile ed alta incidenza di fistole vescico-vaginali o retto-vaginali in chi sopravvive. Le conseguenze per chi è portatrice di fistola sono devastanti. Le donne infatti spesso vengono abbandonate dal marito e, anche quando riescono a tornare nella loro famiglia di origine per via del cattivo odore che emanano e per le continue infezioni, vengono emarginate o addirittura allontanate dalla stessa famiglia, o costrette a vivere in capanne isolate. Gli attuali flussi migratori clandestini fra l’altro rendono la tematica ancora più attuale con la concreta possibilità di dover operare nel nostro paese pazienti africane con grosse fistole”.
Il programma del workshop prevede nella prima parte gli argomenti legati all’epidemiologia, all’eziopatogenesi, alla diagnostica e al trattamento delle fistole, mentre la seconda parte sarà dedicata ai diverticoli uretrali.
fonte: ufficio stampa