Roma, 2 agosto 2018 – ENEA e gli altri nove partner del progetto europeo MaGICLandscapes hanno realizzato la prima mappa transnazionale delle infrastrutture verdi dell’Europa centrale. È emerso che su un’area di 100 milioni di ettari tra Italia, Austria, Germania, Polonia e Repubblica Ceca, gli ecosistemi naturali e semi-naturali coprono 60 milioni di ettari, pari al 60% del territorio. In Italia ENEA ha validato la mappa per il Parco fluviale del Po nel tratto piemontese compreso tra le province di Alessandria e Vercelli.
Le “infrastrutture verdi e blu” sui 60 milioni di ettari dell’area presa in esame sono costituite al 70% da boschi, praterie, laghi e fiumi e al restante 30% da aree semi-naturali come il verde urbano e alcune tipologie di territori agricoli. La mappatura ha evidenziato invece la totale assenza di ecosistemi naturali essenziali alla sicurezza del territorio e alla qualità dell’ambiente su 40 milioni di ettari, pari a circa il 40% del territorio, per cause legate all’urbanizzazione e allo sfruttamento intensivo per scopi produttivi.
Per quanto riguarda il Parco fluviale del Po, ENEA ha individuato sui 14mila ettari di territorio mappato le aree naturali e agricole che contribuiscono alla ‘salute’ dell’ambiente grazie a ‘servizi’ ecosistemici essenziali come la depurazione di aria e acqua, l’approvvigionamento di cibo e legname, la riduzione dell’erosione e del rischio alluvioni, la conservazione della biodiversità e la regolazione del microclima, del ciclo idrogeologico e dei nutrienti.
“Abbiamo realizzato una mappatura molto dettagliata classificando come infrastrutture verdi le risaie e i querceti ma non i pioppeti, seppur molto diffusi nella Pianura Padana. Il motivo sta nel fatto che le risaie, pur essendo coltivazioni intensive alla pari dei pioppeti, hanno cicli che ‘simulano’ ambienti palustri o sponde lacustri, dando la possibilità a numerosi animali come invertebrati e anfibi di viverci oppure di trovare cibo, come nel caso di aironi e trampolieri. Il pioppeto, invece, non è un’area boscata ma una coltivazione intensiva che richiede il mantenimento di suolo nudo senza sottobosco e un periodico taglio raso”, spiega Simone Ciadamidaro, ricercatore ENEA del laboratorio di Biodiversità e servizi ecosistemici.
Realizzata con sopralluoghi sul campo e con dati cartografici forniti da Regione Piemonte e Parco del Po vercellese-alessandrino, l’analisi dei ricercatori ENEA ha evidenziato il ruolo del fiume come ecosistema essenziale per il territorio, nonostante un’agricoltura intensiva e la presenza di attività produttive e insediamenti abitativi. In particolare, il tratto del Po compreso tra Torino e la confluenza con il fiume Ticino è stato identificato, insieme ai principali affluenti, come un corridoio ecologico di 120 chilometri tra le Alpi e l’Appennino.
“Nei 90 chilometri che abbiamo preso in esame, esiste una variegata ricchezza di flora e fauna legata al fiume e una buona dinamicità naturale testimoniata dalla presenza di meandri, canali intrecciati, ghiaieti e rami morti. Queste caratteristiche garantiscono la sicurezza dei territori circostanti e a valle perché permettono la dispersione della massa d’acqua durante le piene eccezionali”, spiega Maria Rita Minciardi ricercatrice ENEA del laboratorio di Biodiversità e servizi ecosistemici.
“Tuttavia, in altri tratti del Po lo sfruttamento del territorio a fini agricoli, industriali e residenziali ha compromesso questa dinamicità idro-morfologica da grande fiume di pianura. Il compito di MaGICLandscapes sarà quello di individuare gli strumenti scientifici e legislativi più adatti per proteggere e aumentare le infrastrutture verdi del territorio, essenziali alla mitigazione del cambiamento climatico e alla conservazione degli habitat di flora e fauna selvatiche”, conclude Minciardi.
Accanto al lavoro di mappatura, che rappresenta il primo obiettivo raggiunto dal progetto triennale, ENEA e Città metropolitana di Torino, l’altro partner italiano di MaGICLandscapes, hanno realizzato anche un inventario di leggi e politiche nazionali sulle infrastrutture verdi. Il prossimo passo per i ricercatori dell’Agenzia sarà la definizione di un sistema di valutazione del beneficio pubblico, come ad esempio la riduzione del rischio di alluvioni e dell’inquinamento e la possibilità di fruirne maggiormente, e lo sviluppo di strategie e piani d’azione per la diffusione e la valorizzazione delle infrastrutture verdi a livello locale.