Il fenomeno riguarda più del 30% degli adolescenti. I consigli degli esperti dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù per i genitori e un indirizzo e-mail per chiedere aiuto
Roma, 26 giugno 2018 – Giovani e giovanissimi “malati di scommesse”. I dati sulla dipendenza dei minori dal gioco d’azzardo sono allarmanti: secondo gli studi IPSAD ed ESPAD del Consiglio Nazionale delle Ricerche, in Italia il 33,6% degli under 18 tenta la sorte con i ‘gratta e vinci’ e frequenta le agenzie di scommesse. Spesso genitori e insegnanti non sono in grado di riconoscere i segnali lanciati dai giovani a rischio.
Una guida – promossa dall’Istituto Bambino Gesù per la Salute del Bambino e dell’Adolescente, diretto dal prof. Alberto Ugazio – dà suggerimenti su come riconoscere e gestire il problema e indica i percorsi terapeutici da seguire in caso di vera e propria dipendenza. E per ricevere l’aiuto degli specialisti di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Pediatrico della Santa Sede, è attivo un indirizzo e-mail dedicato: iogioco@opbg.net.
La guida è stata presentata oggi nel corso della conferenza promossa da Caritas Roma e Bambino Gesù sul fenomeno del gioco d’azzardo tra gli adolescenti.
Gioco d’azzardo, quando si trasforma in dipendenza
Il gioco d’azzardo consiste nello scommettere beni, il più delle volte denaro, sull’esito incerto di un evento futuro. Si trasforma in pericolosa dipendenza quando chi gioca perde la capacità di controllare volontariamente i propri comportamenti; non riesce più a stabilire e rispettare un limite di tempo e denaro da impiegare e ha come unico scopo della giornata la ricerca compulsiva dell’attività che genera piacere.
Questa forma di dipendenza non riguarda solo gli adulti e il rischio di diventarne vittima si corre sia all’esterno che all’interno delle mura domestiche, a causa dell’utilizzo – anche tra i più piccoli – di App o siti internet che consentono un facile accesso al gioco.
Come le altre dipendenze, anche quella da gioco è caratterizzata da elementi ricorrenti: il craving, il desiderio improvviso e incontrollabile di giocare; l’astinenza, sensazione di irrequietezza associata a sintomi fisici e psicologici se non si riesce a giocare; l’assuefazione, la necessità di aumentare progressivamente la quantità di tempo dedicato al gioco.
Caratteristica specifica dei giocatori patologici, infine, il gambling, ovvero la tendenza a sovrastimare la propria abilità di calcolo delle probabilità e a sottostimare l’esborso economico che porterà ad una vincita.
Le cause
La dipendenza da gioco d’azzardo – spiegano gli specialisti del Bambino Gesù – deriva da una complessa interazione tra fattori biologici, psicologici e ambientali che varia da persona a persona. Dal punto di vista biologico, nei giocatori d’azzardo i circuiti cerebrali che guidano il comportamento subiscono una sorta di ‘inganno’, iniziando a rispondere come se l’azione del gioco fosse necessaria alla sopravvivenza.
Il tratto psicologico che maggiormente predispone allo sviluppo delle dipendenze è la scarsa capacità di autocontrollo (caratteristica distintiva dell’adolescenza), mentre i principali fattori di rischio ambientali sono rappresentati dal contesto socio-economico in cui i ragazzi vivono, dall’esposizione a eventi stressanti e dalla familiarità con le dipendenze e con altre patologie psichiatriche.
Genitori: quali segnali cogliere per prevenire il problema
L’attenzione da parte della famiglia è fondamentale per cogliere tutti i segnali che indicano una possibile dipendenza. Tra questi, l’interesse continuo per il gioco d’azzardo, le ridotte capacità di controllo sul tempo dedicato a questa occupazione, il disinteresse per lo studio e per le altre attività ricreative, il calo della resa scolastica, le frequenti assenze ingiustificate, l’ansia, l’irritabilità, gli atteggiamenti aggressivi non motivati, i disturbi del sonno e l’insorgere di comportamenti fino a quel momento considerati inusuali come mentire ripetutamente o rubare in casa.
Per affrontare il problema, genitori e insegnanti dovranno informare e sensibilizzare i ragazzi rispetto al fenomeno, aiutandoli a comprendere i pericoli, anche molto gravi, della dipendenza, ma senza utilizzare toni proibizionistici e giudicanti. Sarà quindi necessario tenere sotto controllo il comportamento dei giovani più a rischio e avviare interventi terapeutici specifici (come, ad esempio, i percorsi di psicoterapia individuale) nelle situazioni potenzialmente critiche.
Il percorso terapeutico
Uscire dal vortice della dipendenza da gioco d’azzardo è possibile – sottolineano gli esperti del Bambino Gesù -, ma il risultato è strettamente connesso alla motivazione che spinge il ragazzo ad aderire al progetto di cura. Per questo motivo, molto spesso, i percorsi terapeutici sono lunghi e complessi.
La cura si basa su incontri di psicoterapia individuali, familiari o di gruppo. L’obiettivo primario è creare un’alleanza con i giovani pazienti per rinforzare la motivazione e l’adesione al trattamento e per renderli più consapevoli del problema. Per proteggerli dal contatto con l’esperienza del gioco patologico, il terapeuta potrà dare alcune indicazioni di comportamento, come, ad esempio, evitare luoghi (sale scommesse) o situazioni di rischio (frequentare amici dediti al gioco e imitarne l’atteggiamento).
Nel percorso terapeutico possono essere prescritti farmaci che agiscono sulla compulsione (come gli antidepressivi di nuova generazione) o che stabilizzano il tono dell’umore (come il litio). I casi più gravi, invece, verranno indirizzati ai cosiddetti SERD, i servizi socio-sanitari assistenziali dedicati al trattamento delle dipendenze.
Un indirizzo di posta elettronica per chiedere aiuto
All’Ospedale Pediatrico della Santa Sede sono stati seguiti alcuni casi di giovani invischiati nel gioco d’azzardo. Per chiedere informazioni sul fenomeno, per segnalare una situazione di rischio o per ricevere l’aiuto degli specialisti di Neuropsichiatria Infantile del Bambino Gesù, è stato attivato l’indirizzo e-mail iogioco@opbg.net.
In base alla gravità della richiesta, un team di psicologi e psichiatri valuterà l’approccio più adatto: potrà fornire consigli all’interlocutore o suggerire una visita con un neuropsichiatra infantile per ulteriori approfondimenti.