Roma, 1 giugno 2018 – Mettere il cronometro alle visite mediche ambulatoriali non poteva risolvere l’annoso problema delle liste d’attesa in Regione Lazio – dichiarano in una nota il direttivo ULS Roma e Lazio Anna Rita Amato e Antonino Gentile – e la decisione del TAR ha reso giustizia ad una evoluzione del concetto di diagnosi e cura a cronometro.
La sentenza n° 06013/18 ha ripristinato l’autonomia clinica e il diritto di ogni medico a poter instaurare quel rapporto di fiducia con il paziente, pilastro responsabile della presa in carico del cittadino che si rivolge al Servizio Sanitario Regionale. Merito del dettato del Giudice amministrativo è stato quello di non consentire una “catena di montaggio” sanitaria negli ospedali del Lazio.
Sul lato del sistema di emergenza-urgenza è recente la notizia che il Lazio sarà la prima Regione ad applicare le linee guida sul Triage intraospedaliero, operativo a partire dal 2019, modificando l’attuale sistema di codificazione a colore. Ben venga la sperimentazione se utile a migliorare i percorsi assistenziali di coloro che accedono ai Pronto Soccorso con flussi più snelli e definiti.
A nostro avviso però – continuano i sindacalisti ULS – ogni innovazione, sebbene positiva nelle intenzioni, in un sistema come quello del Triage collaudato e ben conosciuto dalla popolazione, soprattutto all’inizio, potrebbe non essere facilmente metabolizzato.
Delle modalità comunicative e dell’adeguata formazione degli operatori, con i relativi costi, attraverso cui avverrà questo importante passaggio se ne dovrà far carico chi di dovere. Come, del resto, sia per quanto riguarda i medici, gli infermieri e il personale sanitario si attende il sostanziale e tangibile sblocco del turn over per immettere nella sanità regionale quelle risorse da tempo mancanti.
La carenza di personale negli ospedali – conclude il direttivo ULS Roma e Lazio – la continua a pagare in termini di diritto alla salute chi non riesce sostenere la via del privato a pagamento per superare liste di attesa non degne di un paese civile, chi per giorni rimane su una scomoda barella di pronto soccorso in attesa di un posto letto e lo stesso personale sanitario in termini di carichi di lavoro e doppi turni.