Gerusalemme, più di 60 morti e 3.000 feriti. Co-mai: “Solidarietà al popolo palestinese”

Il presidente Foad Aodi: “La Comunità internazionale non può rimanere in silenzio senza intervento per il rispetto dello status della Città santa”

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Roma, 15 maggio 2018 – Più di 60 morti e 3.000 feriti, inclusi gli intossicati: questo il bilancio provvisorio, fornito dalle nostre fonti mediche locali ad ora al confine di Gaza, che sono ancora in corso. Il Ministero ha lanciato un SOS urgente a tutti gli organismi competenti, chiedendo di aiutare gli ospedali e i presidi medici di tutta la Striscia di Gaza a far fronte all’arrivo di morti e feriti; le autorità di Gaza, intanto, hanno chiesto all’Egitto aiuti medici immediati e l’autorizzazione a trasferire in Egitto i feriti più gravi.

Le Co-mai, Comunità del Mondo Arabo in Italia, nell’esprimere profonda costernazione per quanto sta accadendo e viva solidarietà al popolo palestinese, fanno appello – tramite il loro presidente, prof. Foad Aodi – alle Nazioni Unite e agli altri competenti organismi sovranazionali e internazionali, per arrivare al più presto a una soluzione diplomatica e per attivare rapidamente un corridoio di aiuti umanitari alla Striscia.

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Prof. Foad Aodi

Tra i feriti ci sono 11 giornalisti, due soccorritori, 200 bambini, 90 donne, tra questi ci sono 71 feriti in codice rosso, 830 codice verde e 1.330 codice bianco.

Servono urgentemente sangue, farmaci, chirurghi, chirurghi vascolari, ortopedici, neurochirurghi e anestisisti secondo i medici locali con cui siamo sempre in contatto.

“Non dimentichiamo – aggiunge Aodi – che, sempre oggi, a Gerusalemme si sta attuando ufficialmente il trasferimento da Tel Aviv dell’ambasciata USA: riteniamo questo gesto del tutto provocatorio nei confronti dei palestinesi, considerando soprattutto il momento in cui avviene. Gerusalemme è da sempre una città soggetta a un particolare regime di diritto internazionale, considerata la sua grande importanza per tutte e tre le “religioni del Libro”: questa sua particolare natura non può in alcun modo legittimare un gesto unilaterale che la maggior parte della Comunità internazionale rifiuta, ricordando il ruolo storico della Città santa come capitale anche per il mondo arabo e musulmano, e come essenziale luogo di fede per ebraismo, cristianesimo e islam”.

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