Insufficienza mitralica severa, eseguito il primo intervento mininvasivo di endoclampaggio dell’aorta

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Siena, 27 aprile 2018 – Nuove opportunità terapeutiche per la cardiochirurgia mininvasiva presso l’Azienda ospedaliero-universitaria Senese, all’interno del Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare, diretto dal dott. Carlo Pierli. Al policlinico Santa Maria alle Scotte è stato eseguito il primo intervento di “endoclampaggio” dell’aorta video-assistita, su un paziente affetto da insufficienza mitralica severa.

L’intervento è stato eseguito dai cardiochirurghi Gianfranco Lisi e Gianni Capannini, grazie all’assistenza tecnico-chirurgica del prof. Mauro Rinaldi dell’ospedale Molinette di Torino, ed in collaborazione con la UOC Cardiochirurgia, diretta dal prof. Piero Paladini, e la UOC di Anestesia e Terapia Intensiva Cardiotoracica, diretta dal dott. Luca Marchetti, insieme ai tecnici di circolazione extracorporea, coordinati dalla dott.ssa Debora Castellani, e a tutti i professionisti della sala operatoria.

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Da sinistra: Gianni Capannini, Mauro Rinaldi, Gianfranco Lisi, Luca Marchetti

“L’intervento è perfettamente riuscito – spiega il dott. Gianfranco Lisi, responsabile del programma di cardiochirurgia mininvasiva – e ha consentito la rapida dimissione dalla terapia intensiva. La nuova tecnica permette di limitare le dimensioni dell’accesso chirurgico, con pochi centimetri di incisione senza l’apertura dello sterno, ed eseguire l’intervento senza alcuna manipolazione sull’arteria aorta, che invece nelle procedure tradizionali viene chiusa mediante un ‘clamp’, cioè una pinza angiostatica dall’esterno. Si tratta di una tecnica che trova indicazione nei re-interventi valvolari ma anche nelle normali procedure di chirurgia mitralica”.

“L’obiettivo futuro – prosegue Lisi – è l’inserimento anche di questa procedura tra le possibili tecniche mini-invasive in chirurgia mitralica, che a questo punto a Siena comprenderanno la mini-toracotomia, la chirurgia robotica e la chirurgia con endoclampaggio dell’aorta video-assistita”.

“Nella moderna cardiochirurgia – conclude Lisi – la riduzione dell’invasività permette di offrire una soluzione al problema di salute, riducendo al minimo l’impatto dell’intervento, a tutto vantaggio per i pazienti”.

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