Palermo, 12 aprile 2018 – Rispetto dell’autonomia decisionale del malato, da una parte, e autonomia della professione medica dall’altra legata alla responsabilità dei professionisti, alla luce della nuova legge sul testamento biologico, entrata in vigore il 31 gennaio 2017, e delle DAT (Dichiarazioni anticipate di trattamento) con le quali si dettano regole precise sulle pratiche sanitarie da ricevere o respingere qualora l’ammalato si trovasse in stato di incoscienza.
Questi i temi dibattuti a Villa Magnisi, sede dell’Ordine provinciale di Palermo, nel corso di un incontro “La legge sul biotestamento – norme attuative e questioni aperte”, a cui hanno partecipato, oltre ad autorevoli esponenti del mondo medico, universitario e istituzionale e al presidente dell’Omceo Toti Amato, anche Monsignore Michele Pennisi, Arcivescovo della diocesi di Monreale. Numerose le testimonianze di pazienti e familiari.
Al centro del dibattito, in particolare le ricadute delle Dat sull’agire secondo scienza e coscienza di un medico. Che oggi, secondo il presidente dei medici Amato “è messo gravemente in discussione dall’autodeterminazione del paziente, come unico criterio di riferimento della condotta del medico”.
“La volontà dei pazienti va rispettata – spiega Amato -. Questo è un dato certo, ma i medici non sono meri esecutori, hanno il diritto, ma anche e soprattutto il dovere di sottrarsi ad un vademecum già confezionato a priori se contrario alla propria coscienza. Sospendere, ad esempio, nutrizione o idratazione artificiali ad un malato terminale, a meno che non siano di alcun aiuto, si tradurrebbe in un vero e proprio comportamento eutanasico”
“Nei fatti viene cancellata anche l’obiezione di coscienza perché la legge non prevede nessuna condizione per essere disattesa . O meglio, il medico può rifiutare di sospendere un trattamento vitale, ma solo se c’è un altro medico che esegua la volontà del paziente”.
“Una legge così importante – sottolinea il presidente – dovrebbe affermare principi, tracciando condizioni e situazioni, non definire comportamenti così rigidi. La missione di un medico è stabilire una solida relazione con il paziente per avviare un percorso di cura e per quanto possibile di guarigione”.
“La salute delle persone è un diritto che passa dal riconoscimento del grande valore etico di un’intera storia medica – rimarca Amato – garantito fino ad oggi dai principi ispiratori insopprimibili di scienza e coscienza, autonomia e indipendenza della professione, ma che da trent’anni sono messi sotto pressione dalla politica con leggi inadeguate e mortificanti, una su tutte i Lea; o peggio dall’indifferenza delle istituzioni preposte su temi scottanti ma inascoltati, come l’escalation di violenza subita da tutti i professionisti della sanità negli ospedali e nei luoghi di emergenza. Credo sia arrivato il momento di scendere in piazza”.