A cura del dott. Mariano Casali, cardiologo e medico dello sport, responsabile dell’unità di Cardiologia dell’Istituto di Cura Città di Pavia, Gruppo ospedaliero San Donato
Milano, 5 marzo 2018 – Ci stupiscono sempre moltissimo le morti improvvise di individui sportivi e in perfetta salute, di giovane età, come nel caso del capitano della Fiorentina recentemente scomparso.
Le morti cardiache improvvise nei giovani non sono attribuibili ad un’unica patologia, spesso però si tratta di eventi causati un’aritmia cardiaca che accade nell’ambito di malattie di origine genetica – come la sindrome del Qt lungo e la sindrome di Brugada. Sono malattie causate da mutazioni cromosomiche che alterano le proteine che controllano il ritmo cardiaco. Si tratta di patologie che possono essere presenti in forma significativa nella popolazione generale anche se non sono patologie frequenti.
Anche altre patologie cardiache, sempre di origine genetica ma che interessano la struttura del cuore, non il suo ritmo, sono ugualmente capaci di indurre un arresto cardiaco improvviso. Si tratta della cardiomiopatia ipertrofica, della cardiomiopatia dilatativa e della miocardiopatia aritmogena.
Se un soggetto è giovane potrebbe avere il corredo genetico di queste patologie ma non aver ancora manifestato alcuna alterazione anatomica che suggerisca la presenza della malattia stessa: per questo motivo non è detto che gli accertamenti diagnostici siano in grado di identificarla preventivamente.
Anche altre patologie possono causare morte improvvisa, anche se non sono così frequenti nella popolazione giovanile: è il caso della rottura di un aneurisma dell’aorta o di un aneurisma cerebrale o il manifestarsi di una anomalia congenita delle coronarie fino a quel momento non sintomatica.
È importante ricordare anche che allo stato attuale delle nostre competenze in cardiologia la comunità scientifica non è ancora in grado di identificare tutte le cause di un arresto cardiaco in età giovanile: se per molti casi è possibile ricostruire una diagnosi, alcune morti rimangono invece inspiegate, con una percentuale che si aggira intorno al 15-20% dei decessi.