Roma, 10 febbraio 2018 – “Un significativo peso, nella ricostruzione della tragedia delle foibe e il conseguente esodo di 350.000 italiani da Istria, Fiume e Dalmazia, hanno avuto i report stilati dalla Croce Rossa e dalla Guardia di Finanza: tra i pochissimi documenti non distrutti attraverso i quali è stato possibile ricostruire i fatti e, talvolta, ritrovare alcuni nomi di persone ‘scomparse’. Per oltre 50 anni, infatti, sulla tragedia dei nostri connazionali del Confine Orientale è calato il cosiddetto ‘lungo silenzio’.
Solo negli anni ’90 del secolo scorso è iniziato a crollare il muro dell’oblio fino a giungere, nel 2004, alla legge dello Stato con la quale è stato istituito il Giorno del Ricordo. Come disse l’ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione di una celebrazione ufficiale, è importante ‘non tacere una tragedia rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali’. Personale della Croce Rossa Italiana fu arrestato, a Trieste e Pola, tra il maggio e il giugno del 1945. Di loro non si è più saputo nulla. Ancora, il Comitato Internazionale di Croce Rossa fece opera di mediazione per la liberazione dei prigionieri italiani nei campi di concentramento titini.
Una delle pagine strappate più dolorose della storia del XX secolo, ancora tutta da ricostruire, e nella quale si intrecciano l’importante lavoro della Croce Rossa a favore degli esuli, il tema purtroppo molto attuale del sacrificio degli operatori umanitari e il prezzo che ancora oggi sono costrette a pagare le popolazioni inermi schiacciate da logiche di potere. Perciò il 10 febbraio è importante raccontare alle giovani generazioni questa storia, attraverso la celebrazione del Giorno del Ricordo: oggi come ieri, infatti, sono tantii popoli in fuga dalla violenza, dalla tortura e dalle guerre”.
Lo dichiara Francesco Rocca, Presidente della Croce Rossa Italiana e della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.