Complice la solita influenza stagionale, fattore peraltro prevedibile, i PS cittadini sono sovraffollati da giorni. Per i pazienti, un malservizio che si traduce in un considerevole aumento dei tempi di attesa per una visita o un ricovero, per gli infermieri e gli operatori ridotti all’osso il serio pericolo, tra i tanti, di incorrere pure in aggressioni. Impossibile assicurare privacy e dignità ai pazienti, sempre più stipati
Milano, 13 gennaio 2018 – I Pronto Soccorso milanesi e lombardi in generale sono già al collasso, ancora prima che si verifichi l’annunciato picco annuale di casi influenzali, atteso in questi giorni. I dati, raccolti dal NurSind, sindacato delle professioni infermieristiche, parlano forte e chiaro: i PS della città sono sovraffollati, con tempi medi per le visite/ricoveri che – nella gran parte dei casi – richiedono svariate ore di attesa.
“Ad esempio al Pronto Soccorso dell’Ospedale Niguarda, nel periodo monitorato che va dal 20 dicembre 2017 all’8 gennaio 2018, gli accessi risultano 5.790, ovvero circa 50 utenti in media al giorno in più rispetto al già tragico, analogo periodo dell’anno scorso. Di questi, ben 1.623 pazienti erano pediatrici” spiegano i delegati sindacali NurSind presso il Niguarda.
“Non va meglio all’Ospedale San Paolo: nel periodo che intercorre dal 1° dicembre 2017 al 6 gennaio 2018 si è visto che i pazienti che si sono presentati al pronto soccorso dal lunedì al venerdì sono stati circa 230 al giorno (+20%), arrivando fino a 250 a partire dal venerdì sera e lungo tutta la giornata di lunedì (+ 25%), con accessi quotidiani medi di 40 utenti pediatrici dal lunedì al giovedì, con un picco di 50 nei weekend e festivi prevalentemente negli orari pomeridiani e notturni. Tutto questo escludendo il fast track, modello organizzativo che mira a decongestionare i Pronto Soccorso e dove l’infermiere invia in autonomia il paziente che presenta un quadro di patologia minore e monospecialistica direttamente allo specialista competente”, spiegano i delegati sindacali NurSind presso il San Paolo.
Anche fuori città la situazione non è più rosea: il PS del nuovo Ospedale di Legnano registra, oltre a un aumento di pazienti medi giornalieri, una decisa crescita delle urgenze, più difficili da gestire.
“Un trend decisamente in aumento dovuto al fatto che l’Ospedale è riferimento per il trattamento dell’ictus (stroke unit), delle urgenze Neurochirurgiche, essendo inoltre attivo il trauma center – precisano i delegati sindacali NurSind presso la ASST Ovest Milanese – Condizioni critiche anche negli altri PS cittadini, come il Policnico, il Sacco, il San Raffaele, il Fatebenefratelli, il Gaetano Pini” sottolineano dalla Segreteria Territoriale del NurSind di Milano.
La sanità che non tutela i pazienti
“In un contesto simile diventa impossibile garantire la giusta privacy e la dignità delle persone sofferenti, assicurando a ogni paziente le cure migliori senza però mortificare la dignità professionale di chi vi opera all’interno” precisano dalla Segreteria Territoriale NurSind di Milano.
Solo pochi giorni fa l’assessore al Welfare di Regione Lombardia, Giulio Gallera, ha detto: “In vista del picco influenzale Regione Lombardia ha messo in atto alcune iniziative che coinvolgono i medici di Medicina generale e le Asst per cercare di tamponare il fenomeno del sovraffollamento dei Pronto Soccorso che purtroppo negli ultimi 10 giorni ha già interessato la maggior parte delle strutture, precisamente il 41% di quelle generali e il 100% di quelle pediatrici, con picchi superiori ai 12 mila accessi”.
“Nello specifico – ha spiegato l’assessore – attraverso le Ats (Agenzia di tutela della salute), soprattutto quelle interessate da maggiori afflussi come quella di Milano e di Varese, abbiamo sensibilizzato i medici di Medicina generale per favorire le visite domiciliari e le Asst (Aziende socio sanitarie territoriali) affinché applichino tutte le misure previste dai Piani di gestione dei sovraffollamento anche attraverso il blocco o il differimento di ricoveri elettivi, per interventi chirurgici di programmazione ordinaria”.
Risorse incrementate? Gli infermieri dicono di no
Gallera ha anche ricordato lo stanziamento di 4 milioni di euro che avrebbe consentito “alle Asst e Irccs pubblici dotati di Pronto soccorso, Dipartimenti di emergenza e urgenza (Dea) e Emergenza ad alta specialità (Eas) di incrementare i posti letto attraverso l’aumento temporaneo di quelli interni alla struttura di area medica e chirurgica e di degenza per subacuti; l’utilizzo di quelli messi a disposizione da strutture sanitarie accreditate e a contratto nell’ambito del budget assegnato; l’attivazione di convenzioni con strutture sanitarie e unità d’offerta sociosanitarie di RSA o cure intermedie che convertissero temporaneamente parte dei posti accreditati in degenze, per subacuti”.
“La situazione in Pronto Soccorso non ci sembra in alcun modo migliorata, non solo dal punto di vista economico, ma anche della dotazione delle risorse umane” fanno invece sapere gli Infermieri del NurSind.
Anche l’Anaao Assomed, l’associazione medici dirigenti, è dello stesso avviso. “Il cronico collasso dei PS è il prodotto visibile di una politica di sottrazione progressiva ed inesorabile di risorse umane ed economiche alla Sanità pubblica. Basterebbe che Governo e Regioni si occupassero delle sofferenze sociali come di quelle bancarie per evitare che la soluzione al sovraffollamento dei Pronto Soccorso sia un cartello con la scritta ‘chiuso per tagli’”.