Prof. Marco Trabucchi, Professore all’Università di Roma Tor Vergata: “In Italia il 20% degli anziani soffre di depressione. Va riconosciuta come una vera e propria malattia”
Roma, 27 dicembre 2017 – La depressione è una vera e propria malattia che affligge persone di tutto il mondo e di tutte le età. Nel mondo ne soffrono 322 milioni di persone: ne colpisce quasi 5 su 100 (4,4%). Nell’ultimo decennio, la sua incidenza è aumentata del 18,4%. Quasi la metà di coloro che ne soffrono vivono nell’Asia Sud-Orientale e in Occidente.
Lo studio dell’OMS ha rilevato anche come l’incidenza della depressione cambi a seconda dell’età, con un picco tra gli anziani e gli adulti: tra le donne con un’età compresa tra 55 e i 74 anni le cifre superano il 7,5%, per gli uomini si arriva al di sopra del 5,5%.
In Italia il fenomeno mostra tutta la sua gravità: “Nel nostro Paese, tra gli ultra 65enni, il 20% soffre di depressione, ovviamente a vari livelli di gravità” afferma il Presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria Marco Trabucchi, Professore all’Università di Roma Tor Vergata.
In Italia, su quasi 60 milioni di persone, gli anziani sono circa 10 milioni. “È molto importante soffermarsi sul tema della depressione nell’anziano, poiché la perdita di speranza, di fiducia nel futuro, di volontà di costruire un domani è una grave forma di riduzione della vitalità della persona anziana”, prosegue Trabucchi.
L’anziano depresso, non avendo più prospettive, rischia infatti di rinunciare a vivere bene, a mangiare, a fare attività fisica, a curarsi, ad avere una vita sociale, finendo dunque per peggiorare progressivamente la sua condizione. Quando poi la depressione si associa a una patologia organica, come per esempio uno scompenso di cuore o una broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), la persona può anche andare incontro alla morte prima del tempo.
“Vi è una riduzione del 30% della durata stessa della vita quando questo stato depressivo è associato ad altra patologia di cui ne provoca una aggravamento. La depressione è dunque profondamente incisiva nel determinare le sorti della vita dell’anziano – dichiara ancora il prof. Trabucchi – Il soggetto depresso, infatti, si chiude in se stesso, si riduce in solitudine. La sua sofferenza poi è percepita dalle persone che vivono vicino a lui, che spesso finiscono per risentirne”.
Molto si sta facendo e con piccoli sforzi si possono ottenere grandi risultati, come fa capire l’OMS con la sua campagna di sensibilizzazione. Un diverso approccio psicologico deve essere il primo passo.
“Non bisogna mai criticare la persona per una presunta pigrizia, ma si deve riconoscere questa sofferenza come una vera e propria malattia – afferma il prof. Trabucchi – Servono poi forme di accompagnamento e di educazione, seguite da fasi in cui si possono usare, con gli appropriati dosaggi, i farmaci antidepressivi, che hanno risultati significativi in quanto possono interrompere questo circolo vizioso per cui alla sofferenza segue altra sofferenza. I tassi di successo di questi percorsi sono molto elevati”.
Secondo le ultime ricerche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2015, 788 mila persone si sono suicidate. A questa cifra, già di per sé allarmante, vanno aggiunti i casi di tutti coloro che hanno tentato il suicidio. In Italia, complessivamente, il fenomeno è meno grave che altrove, ma 4mila suicidi l’anno costituiscono comunque un dato preoccupante.
Troppo spesso, la depressione viene trascurata e viene considerata un atteggiamento negativo voluto e non una patologia che deve essere prevenuta e curata. Una migliore comprensione di ciò che la depressione è e di come possa essere trattata contribuirà a ridurre i luoghi comuni e a portare più persone a cercare aiuto per curarsi.