Medici Senza Frontiere chiede al GAVI – l’Alleanza globale per i vaccini – di migliorare il proprio modello di finanziamento e affrontare con urgenza le lacune strutturali nei sistemi di vaccinazione di routine dei Paesi che stanno perdendo il sostegno finanziario. Le attuali regole del GAVI non proteggono infatti tutti i bambini da malattie infettive mortali: nel 2016 quasi un bambino su dieci a livello mondiale non ha ricevuto alcun vaccino
Roma, 1 dicembre 2017 – L’organizzazione medico-umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF) chiede al GAVI (Global Alliance for Vaccines and Immunization) di garantire un accesso sostenibile ai vaccini salvavita, mettendo al centro del proprio modello di finanziamento la salute dei bambini. Il Consiglio di amministrazione del GAVI si riunisce questa settimana a Vientiane, in Laos, e tra gli argomenti in agenda vi sarà anche la questione dei Paesi che, uscendo dal piano di finanziamento, perderanno il supporto del GAVI.
GAVI determina l’ammissibilità dei Paesi al sostegno economico sulla sola base del reddito nazionale lordo (GNI) pro capite (con una soglia attuale di 1,580 dollari USA di media negli ultimi tre anni). Quando il reddito nazionale supera questa soglia, i Paesi perdono progressivamente il supporto di GAVI nell’arco di cinque anni, perché si presume che aumentino i finanziamenti nazionali per i programmi di vaccinazione. Alla fine di questo processo di “transizione”, i Paesi devono quindi sostenere interamente la spesa dei vaccini e dei programmi di immunizzazione.
Entro la fine del 2020, venti Paesi avranno completamente perso i finanziamenti del GAVI. Sedici Paesi entro la fine del 2017; otto paesi sono invece già fuori dal piano. Molti Paesi perderanno il supporto del GAVI nonostante la copertura vaccinale (la percentuale di bambini in un Paese che riceve effettivamente le vaccinazioni raccomandate), sia scarsa o in calo. GAVI ha “identificato un sottogruppo di Paesi che potrebbero richiedere strategie su misura per supportare una transizione di successo”. Il Consiglio di amministrazione prenderà in considerazione i piani per questi Paesi durante l’incontro in programma oggi e domani.
Nathalie Ernoult, responsabile advocacy della Campagna per l’Accesso ai Farmaci Essenziali di MSF, dichiara: “I bambini di questi venti Paesi corrono il rischio di non essere protetti contro alcune tra le più gravi e mortali malattie infettive che colpiscono in eta’ pediatrica, perché il sostegno di Gavi è diminuito e i governi fanno fatica a pagare vaccini particolarmente costosi. Il Consiglio di amministrazione del GAVI dovrebbe dimostrare un maggiore impegno verso la sostenibilità, correggendo il modello di finanziamento, e non limitarsi a definire eccezioni ad hoc alle sue regole. Per mettere a punto un serio programma di transizione e ammissibilità’ a fondi GAVI ci si dovrebbe basare sulle reali coperture vaccinali nei diversi Paesi e la progressiva riduzione dei fondi dei donatori dovrebbe essere definita da ben altri criteri che non quelli economici.
Le attuali regole del GAVI non proteggono tutti i bambini da malattie infettive mortali: nel 2016 quasi un bambino su dieci a livello mondiale non ha ricevuto alcun vaccino. Per oltre quarant’anni, MSF ha somministrato vaccini soprattutto per compensare la scarsa copertura vaccinale e far fronte alle epidemie causate da sistemi di immunizzazione deboli. GAVI deve migliorare il proprio modello di finanziamento e affrontare con urgenza le lacune strutturali nei sistemi di vaccinazione di routine dei Paesi che stanno perdendo il sostegno finanziario. Perché questi Paesi dovrebbero perdere il pieno appoggio del GAVI quando i loro figli ne hanno ancora bisogno?”
La vaccinazione è una parte fondamentale del lavoro di MSF. Ogni anno, le nostre équipe vaccinano milioni di persone, sia in risposta a epidemie di malattie come morbillo, meningite, febbre gialla e colera, sia attraverso attività di immunizzazione di routine nei progetti in cui forniamo assistenza sanitaria a madri e bambini. Nel corso del 2016, MSF ha vaccinato oltre 2,2 milioni di persone in risposta a epidemie e quasi mezzo milione nei programmi di immunizzazione di routine.