Prof. Giorgio Conti, direttore di Terapia intensiva pediatrica e Trauma Center del Policlinico Gemelli di Roma: “L’umanizzazione delle cure con apertura alle famiglie rappresenta una pietra angolare della gestione intensiva moderna del bambino in condizioni cliniche”
Prof. Conti, quali sono le novità in rianimazione pediatrica emerse al congresso di Rimini?
Il congresso della SIAARTI è stato come sempre un’importante vetrina per la ricerca nel campo della Rianimazione pediatrica; in particolare l’occasione per discutere a fondo le novità in tema di trauma cranico pediatrico e suo trattamento intensivo sia con approcci convenzionali che con approcci innovativi come il mantenimento di valori normali di temperatura corporea. A tale riguardo sono state discusse le attuali indicazioni e controindicazioni all’ipotermia terapeutica nel bambino e le più recenti novità in tema di supporto farmacologico cardiovascolare.
Quanto il tema sicurezza e quello dell’apertura alle famiglie resta fondamentale nella rianimazione pediatrica?
L’umanizzazione delle cure con apertura alle famiglie e approccio sedativo minimalista (light sedation) rappresenta una pietra angolare della gestione intensiva moderna del bambino in condizioni cliniche. Da questo punto di vista le terapie intensive pediatriche italiane sono assolutamente all’avanguardia sia per quanto riguarda la ricerca che la gestione clinica.
Professore, di recente, sulla prestigiosa rivista The Lancet Respiratory Medicine è stato pubblicato uno studio, al quale Lei ha collaborato in prima persona sulla sindrome respiratoria nei neonati, l’ARDS. Ci sono già alcune anticipazione sulla sviluppo della seconda fase? Ogni anno in Italia ne vengono colpiti migliaia di neonati. Cosa si può fare per arginare questo problema?
Lo studio in effetti evidenzia come la sindrome da distress respiratorio acuto possa colpire non solo adulti e bambini ma anche neonati, ribaltando la visione precedentemente accettata. Diagnosticare correttamente e trattare in modo ottimale tale patologia nel neonato probabilmente permetterà anche di ottimizzarne la prognosi. Mi piace concludere ricordando che questo grosso studio ‘worldwide’ abbia avuto una forte trazione della ricerca Italiana.