Prof. Giovanni di Perri, Professore Ordinario di malattie Infettive, Università degli Studi di Torino, consigliere Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali – SIMIT: “La vaccinazione antitetanica non è solo uno strumento protettivo, ma è anche, se vogliamo, una comodità di ‘coscienza sanitaria’, vale a dire che l’avvenuta vaccinazione dei nostri figli ci cautela dal pensiero che una banale ferita possa trasformarsi in un incubo”
Salerno, 21 ottobre 2017 – La recente segnalazione relativa ad un sospetto caso di tetano riscontrato in una bimba di sette anni d’età ripropone, in uno scenario ancor più inquietante, la problematica relativa alle vaccinazioni ed al rifiuto che una parte della popolazione oppone alla loro effettuazione.
La riflessione in merito del prof. Giovanni di Perri, Professore Ordinario di malattie Infettive, Università degli Studi di Torino, nonché consigliere SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali.
In questo caso il tema è quello del tetano, che differisce in maniera piuttosto netta dalle altre malattie prevenibili mediante l’uso dei vaccini, in quanto il tetano è sì una malattia infettiva ma non è una malattia contagiosa. Se nel caso, ad es. del morbillo, la vaccinazione ha un addizionale valore ‘altruista’, ovvero quello di generare una protezione indiretta a beneficio anche di chi non si è vaccinato (in quanto la maggioranza dei vaccinati non permette di fatto al virus di circolare, la cosiddetta “immunità di gregge”), nel caso della vaccinazione antitetanica l’obiettivo è soltanto quello della protezione personale
Differenza tra infezioni
Fra l’altro il tetano non rientra nel novero delle infezioni eradicabili, in quanto ha una presenza ubiquitaria in natura, resistendo nella forma di spore anche per molto tempo, fattore quest’ultimo che ci garantisce che il tetano rimarrà una minaccia sempre presente. Ciò vale a ribadire che l’utilità della vaccinazione antitetanica è esclusivamente individuale ed a nessun titolo la protezione vaccinale di un singolo potrà proteggere gli altri.
E’ importante differenziare la vaccinazione antitetanica in questo senso in quanto uno degli argomenti espressi dagli oppositori dei vaccini è quello di ritenere ormai inutile il procedere a vaccinazioni contro infezioni ormai scomparse da decenni nel nostro paese. E’ questo il caso, ad es., della poliomielite, infezione ancora endemica in soli tre paesi al mondo (Pakistan, Afghanistan e Nigeria), ma dalle caratteristiche epidemiologiche (trasmissibile per via alimentare) che ne condizionano comunque una certa instabilità e ne permettono ancora una facile diffusione in aree a basso tasso vaccinale.
Quella del tetano è quindi un’articolazione particolare all’interno del più ampio ambito del ruolo delle vaccinazioni come strumento di salute pubblica. La vaccinazione antitetanica non è solo uno strumento protettivo, ma è anche, se vogliamo, una comodità di ‘coscienza sanitaria’, vale a dire che l’avvenuta vaccinazione dei nostri figli ci cautela dal pensiero che una banale ferita (evento fra l’altro accidentalmente frequente) possa trasformarsi in un incubo.