Milano, 28 luglio 2017 – Mettere in rete le UFA (Unità Farmaci Antiblastici) sul territorio, con la definizione di una soglia minima di preparazioni giornaliere per aumentare gli standard qualitativi e di sicurezza. Promuovere una selezione e formazione più puntuale e mirata allo sviluppo delle competenze degli operatori dedicati alla preparazione dei farmaci chemioterapici, che siano farmacisti, infermieri o tecnici di laboratorio, con l’adozione di strategie volte ad aumentare la motivazione e diminuire elementi di stress, come turnazione e coinvolgimento trasversale all’interno del percorso di cura.
Implementare l’informatizzazione della gestione di tutta la filiera della terapia oncologica, dalla prescrizione alla somministrazione, attraverso soluzioni innovative come il bracciale elettronico e con software semplificati e che ‘dialogano’ tra loro. Coinvolgere inoltre proattivamente il paziente nel processo, rendendolo consapevole delle modalità di cura in cui è coinvolto e ascoltandone la voce in quanto possibile segnalatore di eventuali anomalie.
Sono le principali proposte emerse dai tavoli di lavoro organizzati a Milano e Roma da Quintiles IMS, che, per la prima volta, hanno messo a confronto su questo tema direttori sanitari, farmacisti ospedalieri responsabili di UFA e oncologi per definire le criticità e i punti di miglioramento nella preparazione delle terapie antiblastiche in Italia.
Punto di partenza, i dati di un’ampia indagine nazionale che offre una mappatura delle modalità di preparazione e manipolazione di queste terapie nei Centri oncologici; un tema quanto mai attuale, che fa emergere il forte bisogno di dotarsi di strutture UFA ad alti standard, vista anche la grande accelerazione della ricerca che ha portato allo sviluppo di terapie sempre più complesse, la cui gestione ha bisogno di un alto grado di specializzazione.
Il dato principale che emerge dall’indagine, realizzata da Quintiles IMS su tutto il territorio nazionale, è che sui 385 centri ospedalieri che hanno collaborato, circa il 30%, prepara farmaci chemioterapici antiblastici in maniera non centralizzata, ovvero gestisce e manipola le preparazioni in assenza di una struttura UFA dedicata.
Una soluzione che potrebbe garantire una maggiore sicurezza e qualità sarebbe quella di creare delle reti anche in funzione dei volumi di somministrazione, affidando la manipolazione e preparazione di chemioterapici antiblastici solo alle UFA accreditate sul territorio che raggiungano, idealmente, una soglia minima di 50 preparazioni giornaliere,attraverso accordi di fornitura tra le diverse Aziende Ospedaliere.
Proposta che apre un tema importante anche dal punto di vista economico, per la mancanza di un tariffario condiviso per la manipolazione dei chemioterapici antiblastici. Il Centro deputato ad erogare queste prestazioni anche all’esterno potrebbe quindi esserne penalizzato.
Dall’indagine emerge anche un altro dato significativo: il 45% dei Centri che dichiara di preparare in una struttura dedicata, condivide alcune criticità. Uno dei problemi più diffusi e di maggior rilevanza riguarda l’informatizzazione della gestione dei farmaci chemioterapici antiblastici, che risulta quasi sempre complessa e macchinosa, in gran parte dovuto alla carenza di un sistema informatico integrato.
Raramente l’informatizzazione copre tutta la filiera del processo e si evidenzia una disomogeneità dei software utilizzati sia all’interno della stessa struttura (prescrizione, cartella clinica, calcoli, etc.) sia da Centro a Centro (troppi sistemi diversi, considerando che per le cure i pazienti si muovono anche sul territorio).
Sarebbe opportuno definire standard tecnici comuni da rispettare, in modo che i sistemi siano in grado di dialogare fra loro e soprattutto di interfacciarsi con i Registri AIFA, riducendo il rischio di errori (potenzialmente dovuto anche alla attuale necessità di trascrivere la medesima prescrizione su più applicativi) e garantendo un risparmio di tempo che potrebbe essere utilizzato per migliorare l’assistenza al paziente.
La realizzazione delle UFA trova oggi un possibile percorso sostenibile attraverso l’avvio di partnership pubblico-privato con aziende esperte nella progettazione, realizzazione e gestione delle UFA. Le Unità Farmaci Antiblastici rappresentano una realtà importante nello scenario dell’oncologia nel nostro Paese, con un ruolo chiave legato alla sempre maggiore complessità delle terapie antitumorali, che richiedono un’alta specializzazione e strutture adeguate alla loro manipolazione.
C’è ancora molto da fare, come è emerso dai due tavoli di lavoro, per rendere omogenea la situazione a livello nazionale e per sensibilizzare le direzioni generali delle Aziende ospedaliere e sanitarie sull’importanza dell’investimento che rappresentano le UFA per il Centro di Oncologie e di Onco-Ematologia e per la salute dei pazienti.