Etiopia, malnutrizione in aumento nella zona di Doolo. MSF: “È emergenza sanitaria”

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Solo nelle prime due settimane di giugno, 322 bambini gravemente malnutriti sono stati ricoverati nei quattro centri nutrizionali ospedalieri supportati da MSF. Nonostante tutti gli sforzi medici, 51 bambini non sono sopravvissuti

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Roma, 28 giugno 2017 – A Doolo, nella regione Somali in Etiopia, è in corso una grave emergenza umanitaria a causa dei livelli allarmanti raggiunti dalla malnutrizione, avverte l’organizzazione medico-umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF), le cui équipe stanno lavorando nell’area maggiormente colpita. Urgono aiuti alimentari e un maggiore intervento delle organizzazioni umanitarie.

“Ci troviamo di fronte a un numero di bambini colpiti da malnutrizione acuta severa mai registrato prima in quest’area dalle nostre équipe, nei 10 anni di lavoro in questa regione”, dichiara Saskia van der Kam, consulente nutrizionale di MSF.

Le équipe di MSF, lavorando al fianco delle autorità sanitarie etiopi, hanno istituito 27 centri terapeutici nutrizionali ambulatoriali e quattro ospedalieri per curare i bambini gravemente malnutriti. Da gennaio, nelle zone di Danod, Lehel-Yucub, Wardher, Galadi e Daratole, le équipe di MSF hanno trattato 6.136 bambini sotto i cinque anni affetti da malnutrizione acuta severa: 10 volte di più rispetto allo stesso periodo del 2016, quando 491 bambini hanno ricevuto il trattamento per questa patologia mortale.

Solo nelle prime due settimane di giugno, 322 bambini gravemente malnutriti sono stati ricoverati nei quattro centri nutrizionali ospedalieri supportati da MSF. Nonostante tutti gli sforzi medici, 51 bambini non sono sopravvissuti. Il numero totale nel mese di giugno è cresciuto a 67 bambini. “La morte di questi 67 bambini è la prova della gravità della situazione – dice van der Kam – Ci troviamo davanti a un’emergenza sanitaria”.

La crisi nutrizionale provocata da due mancate stagioni della pioggia. A causa della siccità, molte persone hanno assistito alla morte del loro bestiame, che li ha costretti ad abbandonare il loro tradizionale stile di vita nomade. Si sono stanziati in campi informali, dove non hanno abbastanza cibo e acqua per sopravvivere.

“Quando è arrivata la siccità, i nostri animali sono morti e quindi non saremmo potuti rimanere a lungo nella foresta – racconta Fardausa, che ha portato la sua nipotina di tre anni, Maida, in uno dei centri nutrizionali supportati da MSF – Non ho mai visto niente del genere. Avevamo animali che ci davano tutto quello di cui avevamo bisogno. Ora non abbiamo niente e i nostri bambini si ammalano e muoiono”.

Le siccità non sono niente di nuovo per le persone che abitano quest’area. La popolazione formata prevalentemente da pastori sa come adattarsi in modo da perdere il minor numero possibile di cammelli e vacche fino all’arrivo delle piogge successive. Ma dopo due mancate stagioni della pioggia di fila, molti di loro non ce la fanno più e sono ora totalmente dipendenti dagli aiuti esterni.

“Vediamo intere comunità rimaste senza latte a causa della morte dei loro animali – spiega Karline Kleijer, responsabile dell’unità di supporto all’emergenza di MSF – Senza i loro animali, non hanno più una fonte di reddito né i mezzi per trasportare cibo e acqua quando si spostano. Le persone stanno bussando alle nostre porte implorando di avere cibo”.

Le persone nei campi hanno ricevuto aiuti alimentari e il governo locale ha fornito 2-3 pasti cotti nella maggior parte dei campi informali. Ciononostante, le provviste di cibo sono insufficienti per l’alto numero di persone bisognose, e ora sono quasi esaurite.

“Nell’ultima settimana di maggio la distribuzione di cibo cotto è stata interrotta, e la distribuzione mensile di cibo secco è stata cancellata, lasciando un gran numero di persone completamente senza cibo”, prosegue Kleijer.

“Ancor più allarmante, il Programma Alimentare Mondiale ha avvertito che le scorte eccezionali di cibo per la regione Somali termineranno entro la fine di luglio, condannando alla malnutrizione 1,7 milioni di persone ancor più vulnerabili”, aggiunge van der Kam.

Temendo un ulteriore deterioramento della condizione nutrizionale e umanitaria nella regione, MSF sta pianificando di espandere la sua azione d’emergenza in altre zone, incluse quelle di Jarar e Nogob.

“Le nostre équipe stanno lavorando con le autorità sanitarie per raggiungere il più elevato numero di bambini possibile e fornire loro cibo terapeutico in modo da ridurre la mortalità, piuttosto che fornire assistenza completa a un minor gruppo di bambini – dice Kleijer – Ma non dovremmo essere costretti a prendere una tale decisione. E’ necessario che arrivino urgentemente aiuti alimentari e organizzazioni umanitarie in questa regione”.

MSF invita i donatori ad aumentare il supporto all’Etiopia per assicurare che un flusso costante di cibo giunga alle persone che ne hanno bisogno. Contemporaneamente, è necessario che le organizzazioni umanitarie inviino équipe e rifornimenti alle zone maggiormente colpite per evitare che la crisi si aggravi ulteriormente.

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