Roma, 12 aprile 2017 – Il cantiere della sanità si riapre e Governo e Regioni, con una agenda degna di una riforma, stanno lavorando per noi. Il che non ci fa stare per niente sereni, dichiara il Segretario Nazionale Anaao Assomed, Costantino Troise, visti anche i disastri che le loro scelte hanno provocato alla salute dei cittadini, alle condizioni di lavoro del personale, all’idea stessa di un Servizio sanitario nazionale.
Non saranno perciò fuori luogo alcune puntualizzazioni sui singoli punti:
1. la riduzione del fondo contrattuale operata dalla legge di bilancio 2016 è solo l’ultima fatta negli ultimi 7 anni. Dopo avere portato via dal tavolo contrattuale dei medici e dirigenti sanitari 700 milioni di euro, governo e regioni veramente pensano di rinnovare il contratto di lavoro dopo 8 anni di blocco con 85 euro? Chiedendo, per di più, aumenti di produttività, deroghe fantasiose, valutazione di performance con premi di produzione irrisori. Sia chiaro, comunque, che le Regioni non hanno potere legislativo e le loro alchimie non saranno lo strumento per farne la terza camera;
2. a proposito degli standard di personale medico, è appena il caso di ricordare che la legge 161/2015 è ancora largamente disattesa. L’Europa ci guarda e le liste di attesa non saranno mai ridotte con gli organici attuali, le lacrime di coccodrillo e la demagogia imperante contro la libera professione. Aspettando che la Ministra si ricordi dell’impegno assunto di convocare un tavolo tecnico con le organizzazioni sindacali della dirigenza medica e sanitaria, ribadiamo la nostra indisponibilità ad accettare metodologie di determinazione dei fabbisogni di personale ordinariamente utilizzate nelle catene di montaggio delle industrie automobilistiche, caratterizzate da lavori ripetitivi a bassa complessità che niente hanno a che fare con la complessità della tutela della salute;
3. per quanto riguarda il fabbisogno relativo alle specializzazioni mediche, ed alla formazione dei MMG, ricordiamo l’esercito di laureati privi della possibilità di completare il percorso formativo necessario per l’accesso al lavoro, che sta crescendo nel limbo del precariato e della sottooccupazione;
4. infine, le relazioni tra professioni sanitarie, alias 22 profili professionali, e Medici, rappresentano una questione di estrema rilevanza, che deve essere trattata senza frantumare assetti ordinamentali e senza invadere le prerogative dei medici o balcanizzare con fantasiosi percorsi regionali aspetti di competenza della legge statale.
L’autonomia delle professioni è certo un valore, ma le persone non possono essere ‘spacchettate’ in un piano clinico ed uno assistenziale che vanno ciascuno per conto loro diventando di tutti e di nessuno. Né un processo clinico può essere considerato semplice sommatoria di atti professionali, espressione di differenti ed autonome competenze, senza che si individui in maniera esplicita una responsabilità unitaria ed un ruolo di governo e sintesi, da esercitare in caso di conflitti tra le diverse autonomie. Il che pone a tutti l’onere di rafforzare i pilastri ordinamentali, come le competenze professionali certificate dallo Stato.
Oggi, una parte rilevante della tenuta del nostro SSN poggia su un uso ed abuso del lavoro professionale dei medici, considerato il dato da segmentare e frazionare per consentire facili e miopi risparmi, che ha inondato i servizi di precari senza identità e speranze, congelato dinamiche retributive, tagliato carriere, stressando oltre la legalità, orari e tempi di lavoro.
NON accetteremo ulteriori penalizzazioni e peggioramenti delle condizioni di lavoro. Il passo dallo stato di agitazione allo sciopero è breve.
fonte: ufficio stampa