La comunità scientifica dell’Unione si è incontrata oggi a Roma, al Cnr, per celebrare i Trattati fondativi e il Consiglio europeo della ricerca. La cooperazione nel settore ha dato vita alla ricerca spaziale, al laser e al web e oggi è motore e futuro dell’Europa: il computer quantistico, il Future Circular Collider, l’esplorazione di Marte
Roma, 7 aprile 2017 – I Trattati di Roma del 1957 hanno segnato l’avvio dell’Unione Europea non solo sul piano dell’integrazione economica e sociale ma anche su quello della collaborazione nel settore della ricerca scientifica, dello sviluppo tecnologico e dell’innovazione. È per questo che oggi la comunità scientifica europea ha celebrato, presso il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), i 60 anni dei Trattati di Roma fondativi dell’Ue e i 10 anni dello European Research Council (Erc).
L’incontro ha visto, tra gli altri, gli interventi del presidente del Cnr Massimo Inguscio, di Carlos Moedas, Commissario europeo per la ricerca, la scienza e l’innovazione, di Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, del ministro dell’Istruzione, università e ricerca Valeria Fedeli e di Jean Pierre Bourguignon, presidente Erc.
“La ricerca ha assunto un ruolo di primaria importanza nella creazione di un’Europa unita e nella condivisone dei saperi, con migliaia e migliaia di giovani ricercatrici e ricercatori che con passione e talento hanno lavorato assieme nei diversi Paesi in Europa e nel resto del mondo – ha dichiarato il presidente Inguscio – Al contempo l’Unione Europea ha consentito il raggiungimento di prestigiosi risultati scientifici che hanno rappresentato veri punti di svolta per la società contemporanea, per il benessere delle persone e per la salute della Terra”.
Trasformazioni epocali avvenute in un arco temporale che potremmo dividere in due. I primi 50 anni (1957-2007) hanno segnato traguardi fondamentali per la scienza e la tecnologia che hanno cambiato profondamente la visione dell’uomo e del mondo: le missioni spaziali, il laser nelle applicazioni industriali e mediche, l’informatica e il world wide web. Questa ‘disruptive innovation’ è stata potenziata e sviluppata negli ultimi dieci anni (2007-2017) con una ‘disruptive application’ che ha rivoluzionato la nostra vita: si pensi solo alla Ict (Information and communication technology).
A partire dal ruolo svolto dalla scienza nel processo di unificazione europea e nel primo decennio dell’Erc, istituito dall’Unione Europea nell’ambito del VII Programma Quadro, le personalità intervenute hanno riflettuto proprio sull’importanza di sostenere la ricerca di base di eccellenza.
“Ricerca indispensabile per le grandi innovazioni che ci permetteranno di affrontare le attuali e future sfide e opportunità nei diversi campi scientifici: medicina e salute, ambiente, cultura, sociale ed economia – conclude Inguscio – Negli ultimi dieci anni, oltre che mettere a frutto le grandi scoperte precedenti, gli scienziati hanno posto le basi per gli studi di frontiera che produrranno le disruptive innovation di domani: ad esempio, il computer quantistico, l’esplorazione umana di Marte e il super acceleratore di particelle del futuro (Future Circular Collider) per indagare le grandi questioni dell’universo. E ancora le nuove ricerche per vincere il cancro e gli innovativi sistemi e modelli di studio per la salvaguardia e cura della Terra”.
fonte: ufficio stampa