Milano, 12 gennaio 2017 – Cannabis di Stato da gennaio nelle farmacie italiane per uso terapeutico: un traguardo da tempo perseguito dall’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, promotrice della campagna Legalizziamo!. L’Associazione, infatti, oltre che battersi per le libertà civili su temi come aborto, eutanasia, diritti dei disabili e libertà di ricerca scientifica, è da sempre attiva anche per la promozione dell’accesso ai farmaci cannabinoidi.
“Con un anno di ritardo, ma finalmente un primo passo è arrivato – commenta il tesoriere di ALC Marco Cappato –Nonostante la cannabis medica in Italia sia ammessa in terapia dal 2007, ad oggi la sua disponibilità è tutt’altro che effettiva. E ciò in ragione di costi, ostacoli burocratici, ma soprattutto resistenze ideologiche: medici, farmacisti e operatori sanitari non sono informati su questa terapia e non ne conoscono i benefici né la liceità – limiti che potrebbero tuttora tradursi in un permanente ostruzionismo nelle prescrizioni”.
Una svolta storica dunque, che rimane però un primo passo e che deve prevedere futuri miglioramenti. L’Associazione Luca Coscioni per le libertà civili sintetizza di seguito i pro e i contro:
Pro:
- La qualità della cannabis made in Italy è in generale migliore perché segue i protocolli europei per i farmaci e privilegia il cbd al thc;
- Il prezzo inferiore (15€ invece che 24€ a grammo) della cannabis italiana rispetto a quella olandese – ma ancora alto rispetto al prezzo del prodotto che si può acquistare in strada illegalmente;
- La possibilità di fruire della cannabis italiana senza dover passare dalla burocrazia riguardante l’importazione del farmaco e quindi diminuendo i tempi dei attesa per il malato.
Contro:
- Il quantitativo: lo stabilimento parte con una produzione pilota di 100 kg, che corrisponde al quantitativo che compriamo in Olanda, che comunque non riesce a soddisfare le richieste di tutti i malati italiani e non considera la richiesta presso il mercato illegale di strada, cui molti malati impossibilitati a trovare un prescrittore si rivolgono;
- La difficoltà di prescrizione: anche se la cannabis terapeutica sarà ora comunque più accessibile, il problema rimane la mediazione dei medici, che non sono formati o non vogliono formarsi sulla tematica e quindi non prescrivono, anzi, talvolta colpevolizzano i pazienti che ne fanno richiesta, e che quindi rimangono senza prescrizione;
- Il fatto che non tutte le regioni italiane siano allineate relativamente alle leggi regionali sull’erogazione di cannabis terapeutica, e quindi si vada a creare un gap tra eccellenze regionali che da anni hanno implementato il processo di erogazione e regioni dove ancora non c’è nemmeno una legge regionale.
“Nonostante gli attuali 100 kg in produzione siano una “goccia” nel mare della richiesta annuale italiana, ci sono i presupposti perché la produzione aumenti nei prossimi anni – aggiunge Marco Perduca, coordinatore della campagna Legalizziamo!, promossa dall’Associazione Coscioni – Noi continueremo a batterci per questo, confortati dalle dichiarazioni del Ministero della Salute che riconosce le proprietà analgesiche della pianta per patologie che implicano spasticità, come la sclerosi multipla. La cannabis infatti può aiutare nel trattamento di molteplici patologie, mi viene in mente il trattamento delle malattie nervose ma anche il glaucoma, come il suo impiego può essere importante anche nel contrasto agli effetti collaterali di chemioterapia e radioterapia. La somministrazione può avvenire al naturale tramite decotto o vaporizzazione spray: in altre parole non è necessaria la sintetizzazione in farmaco vero e proprio” conclude Perduca.
Siamo dunque agli albori di una rivoluzione ma che, allo stato attuale dell’arte, implica alcuni aspetti da migliorare con urgenza.
fonte: ufficio stampa