Terrorismo, protocolli di rianimazione diventati un’esigenza

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Le dichiarazioni del dott. Paolo Marin, Coordinatore del Gruppo di Studio SIAARTI “Anestesia in ambito militare”, durante il 70° Congresso Nazionale della Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione, Terapia Intensiva

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Dott. Paolo Marin

Napoli, 29 ottobre 2016 – “L’applicazione di protocolli operativi di rianimazione in ambito civile più che una scelta è un’esigenza negli ultimi tempi”. Ad aprire uno squarcio sull’attualità è Paolo Marin, Coordinatore del Gruppo di Studio SIAARTI “Anestesia in ambito militare”, durante il 70° Congresso Nazionale della Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione, Terapia Intensiva, in corso alla Mostra d’Oltremare di Napoli dal 26 al 29 ottobre.

“Il mondo è cambiato – spiega l’esperto – da settembre 2015 a settembre 2016 in Europa si sono verificati numerosi attentati terroristici per i quali sono morti circa 500 civili e 1.500 sono rimasti feriti. Restringendo il campo a Francia e Belgio – prosegue Marin – in soli 3 attentati ci sono stati quasi 250 morti e oltre 500 feriti. Da questa esperienza è emerso come i protocolli prevedano un trattamento aggressivo delle emorragie massive che caratterizzano questo tipo di pazienti”.

Marin lo ribadisce a chiare lettere: “In questi casi riuscire a bloccare le emorragie massive equivale a salvare la vita. Nei primi 10 minuti si decide la sorte del ferito. Perché in questi feriti l’emorragia dà origine alla cosiddetta triade letale che porta alla morte del paziente”.

fonte: ufficio stampa

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