Milano, 3 luglio 2016 – I dati sulla casistica di ben 119 pazienti con disturbi di coscienza: più sono integre le aree fronto-parietali, più è alto il livello di coscienza e mediante un esame di risonanza magnetica la diagnosi è più accurata.
“Abbiamo voluto approfondire – spiega la dott.ssa Matilde Leonardi, direttrice del Coma Research Centre dell’Istituto Neurologico IRCCS Carlo Besta di Milano – il tipico quesito clinico che ci si pone di fronte ad un paziente con grave cerebrolesione, incapace a comunicare, ovvero se è possibile osservare un’attività cerebrale residua in aree del cervello gravemente danneggiate e se il paziente può mostrare segni di coscienza. I risultati di questa ricerca ci permettono di avere diagnosi più accurate e meno incerte”.
Lo studio è stato condotto presso il Coma Research Centre (CRC) dell’Istituto Carlo Besta, coordinato dalla neurologa dott.ssa Matilde Leonardi, in collaborazione con le Unità Operative di Neurofisiologia, Malattie Cerebrovascolari, Neuroradiologia e con il Policlinico.
“Finanziato da Regione Lombardia, è durato tre anni – spiega la dott.ssa Cristina Rosazza, ricercatrice del reparto di Neuroradiologia, che lo ha seguito in primis – abbiamo studiato un network di aree fronto-parietali del cervello, associate al grado di coscienza. I risultati mostrano che l’integrità di queste aree è effettivamente associata ad una miglior condizione clinica, ovvero più queste aree sono conservate da un punto di vista anatomico, funzionale e metabolico, più alto è il livello di coscienza. In particolare lo studio dell’attività cerebrale residua, generata spontaneamente nel cervello, può essere utile nel processo diagnostico a indicare il livello di coscienza e può aiutare il clinico nei casi in cui la diagnosi è incerta. L’aspetto interessante è che questa misura di integrità funzionale, ottenuta mediante risonanza magnetica (RM) funzionale, può essere acquisita attraverso un esame di RM non invasivo, osservando l’attività cerebrale di base, senza bisogno di alcuna stimolazione”.
Lo studio del CRC ha incluso esami di RM strutturale, RM funzionale e PET e per la sua qualità e rilevanza è stato appena pubblicato sulla prestigiosa rivista Internazionale Annals of Neurology col titolo “Multimodal study of Default-Mode Network integrity in disorders of consciousness”.
“La casistica di questo studio è molto importante – sottolinea la dott.ssa Maria Grazia Bruzzone, direttrice dell’Unità Operativa di Neuroradiologia della stessa Fondazione Besta – Abbiamo utilizzato diverse tecniche di imaging, studiando il cervello da un punto di vista anatomico, funzionale e metabolico. Sono stati seguiti e monitorati 119 pazienti con disturbi di coscienza, per la precisione 72 persone in stato vegetativo, 36 in stadio di minima coscienza e 11 con una grave disabilità, di età compresa tra i 19 e gli 83 anni. I pazienti sono stati reclutati tra i 168 seguiti con un programma settimanale di assessment multidisciplinare presso il CRC del Besta tra il 2011-2013; ad un sottogruppo di 85 pazienti è stata fatta anche la PET presso la Fondazione I.R.C.C.S. Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano”.
Pochi centri al mondo, tra cui il Besta in Italia, hanno a disposizione una casistica di pazienti con disturbi di coscienza cronici così ampia e così ben studiata con tecniche avanzate, e questo ci permette di studiare innumerevoli aspetti e di ottenere risultati rilevanti.
Da un punto di vista scientifico lo studio dimostra che è importante, e si può misurare con precisione, l’attività cerebrale residua nei pazienti che emergono dal coma e questo è essenziale per la diagnosi, la prognosi e lo sviluppo di approcci riabilitativi e terapeutici molto più personalizzati per il singolo paziente. Questo aspetto è rilevante per le implicazioni che ne derivano: cliniche, etiche, terapeutiche, ma anche socio-economiche per il sostegno alle famiglie, che cambia in base alla diagnosi. Il CRC del Besta prosegue anche per questi motivi i progetti di ricerca nazionali ed internazionali su questi pazienti e sui loro familiari.
fonte: ufficio stampa