Palermo, 25 maggio 2016 – “Spesso molti esami non servono a nulla. Se la professione non si riappropria degli strumenti culturali per evitare procedure ‘inappropriate’ e se le società scientifiche non si adoperano per diffondere nozioni certe e coerenti di buona pratica clinica, allora sarà inevitabile subire da altre istituzioni misure amministrative, tanto odiose quanto assolutamente ‘inappropriate’”. Lo ha detto il vicepresidente dell’Ordine dei medici di Palermo, Giovanni Merlino.
L’occasione è stata la tavola rotonda “Rivediamo il nostro modo di richiedere gli esami di laboratorio”, organizzata a Caltanissetta nell’ambito del 12esimo congresso regionale della Società italiana di medicina generale (Simg) sul tema “Liberare tempo per una Medicina Generale impegnata nel miglioramento dell’Assistenza”. Nella due giorni di lavori, al centro del dibattito, tra medici, rappresentanti istituzionali e docenti universitari, il nuovo ruolo della Medicina generale, delle professioni sanitarie e dei cittadini.
“Ci sono esami, come quello dell’azotemia spesso prescritti inutilmente. Il controllo azotemico non fornisce affatto utili indicazioni sulla funzionalità renale perché risente in maniera significativa sia del contenuto proteico della dieta che dell’espansione del volume plasmatico. Significa che se dopo una cena a base di proteine, la mattina successiva si dosasse l’azotemia al paziente, il suo valore potrebbe essere elevato senza che ciò rappresenti un segno di compromissione renale. La stessa cosa accade nella gravidanza, quando il valore azotemico è comunemente basso”.
“Inoltre, ci sono informazioni sulle buone pratiche dei medici spesso fuorvianti. Uno dei casi riguarda proprio l’azotemia. Un esempio su tutti le due indicazioni ‘incoerenti’ sull’appropriatezza o meno della sua prescrizione. La prima arriva da un articolo pubblicato su Jama nel 1998, che ne ha rilevato l’inappropriatezza in diverse patologie. Bene, dopo la diffusione delle raccomandazioni, si è visto che il numero di esami fosse passato da 1.800 a 400, su un campione di 100mila persone. La seconda indicazione invece è contenuta nelle più recenti linee guida della società scientifica Kdigo, pubblicate nel 2014. Sembra incredibile, ma l’azotemia non è neppure contemplata tra i parametri da valutare”.
“D’accordo, dunque, sull’importanza di stoppare certi esami inutili che non servono alla cura del paziente – ha chiarito Merlino – ma il decreto Lorenzin sulla cosiddetta ‘appropriatezza’ è solo l’ennesima misura di riduzione lineare della spesa sanitaria. Il medico che si allontana dalle linee guida rischia facilmente di incappare in sanzioni qualora esercitasse la sua professione secondo il principio di scienza e coscienza. Questo è inaccettabile”.
fonte: ufficio stampa