Le violenze “invisibili”

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Nicoletta Cocco

La violenza sulle donne è spesso associata a quella di tipo fisico, agli schiaffi, ai pugni, ai calci, allo stupro… eppure esistono altre forme di violenza su cui è importante focalizzare l’attenzione collettiva. Una violenza che lascia graffi sull’anima, lividi sulla personalità e un’autostima ferita, segni invisibili fuori, quanto profondi dentro.

Abusi esercitati da uomini che perseguitano le donne come manipolatori affettivi. Non si tratta di orchi accecati dalla rabbia, ma di sottili strateghi capaci di minare l’autostima della vittima, annientando le sue difese. Sanno dove colpire, giocando sui punti deboli e sulle insicurezze della donna. La loro prima mossa punta all’isolamento, tendono a confinare la loro preda in un ristretto ambito chiuso verso l’esterno, dove lei non ha più alcuna possibilità di azione e reazione.

L’aspetto psicologico del maltrattamento è una delle più deleterie strategie di potere e di controllo. L’intento è quello di distruggere la vittima, spezzando la sua visione del mondo e di se stessa.
A poco a poco la donna perde la capacità di discernere e si rinchiude in una specie di “imbroglio” affettivo dai contorni indefiniti e da cui, di conseguenza, è difficile liberarsi.

Sbattere porte, spaccare oggetti per dimostrare il proprio cattivo umore, ma anche guidare a tutta velocità, far stridere i pneumatici dell’auto, maneggiare come se niente fosse un oggetto pericoloso, malmenare un animale domestico: questi comportamenti costituiscono dei veri atti intimidatori. Si tratta comunque di una violenza indiretta che manda un messaggio molto chiaro: “Guarda come sono forte! Guarda quello che sono in grado di fare (farti)!”.

Bisogna iniziare a preoccuparsi prima che arrivino le percosse, perché la violenza si radica innanzitutto nelle parole.

Dalla denigrazione alle umiliazioni il passaggio è impercettibile: occhi al cielo, spalle voltate, sogghigni, ma anche umiliazioni sessuali di cui la maggior parte delle donne si vergogna e non osa parlare. Umiliare, denigrare, ridicolizzare, sono le costanti della violenza psicologica. E dal momento che il partner altro non è, per il violento, che il bersaglio del proprio livore, di fatto non ha diritto a un’esistenza propria. Non è degno di rispetto.

Riconoscere e conoscere quello che spesso succede tra le mura domestiche in termini di danno per le donne (e anche per i minori), sapere che per violenza e maltrattamento si intende tutto ciò che implica sopraffazione psichica, sessuale, oltre che fisica, vuole dire offrire alle donne la possibilità di rompere il segreto senza essere accusate di complicità, di avere la certezza che non solo chi picchia o uccide compie un reato, ma anche chi insulta, svilisce o minaccia.

Tutti i violenti e le loro vittime hanno un vasto repertorio di scuse per giustificare l’insorgere della violenza. Stress, traumi subiti nell’infanzia, perversione, cattiva educazione, fragilità… La violenza ha sempre un’origine precisa, ma non è questo un buon motivo per aspettare che prenda il sopravvento.

Questi “non uomini” sono figli del maschilismo. Di un’ineducazione e di un’arroganza che permette loro di sentirsi autorizzati a muovere la propria forza sul corpo di una donna.
È bene allora parlare e denunciare questi uomini. Scansarli dalla nostra società, perché altrimenti anche i loro figli impareranno che la violenza verso una donna, di qualunque forma essa sia, è naturale e consentita. Non devono esserci giustificazioni e tolleranze di nessun tipo!

Il tessuto sociale è, purtroppo, spesso arroccato nelle sue sicurezze, piuttosto che ferito e colpito da questa carneficina. Perciò è importante tentare di capire perché la coscienza sociale non ne sia turbata quanto dovrebbe.
Le spiegazioni sono tante, ma certo hanno a che vedere con il modo in cui la cultura di massa tratta le donne, con l’incapacità di insegnare ai bambini ad avere rispetto per l’altro.

Ricordiamoci che la violenza sulle donne è un oltraggio che devasta vite, disgrega comunità e ostacola lo sviluppo. È un doloroso percorso di cui il delitto è spesso l’epilogo!

Nicoletta Cocco

Direttore responsabile insalutenews.it

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