Intersindacale su aree contrattuali: “No all’area contrattuale allargata, no al tavolo di confronto comune”

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Roma, 29 febbraio 2016 – La lettera che le confederazioni sindacali hanno inviato al Ministro Lorenzin con la richiesta di intervenire presso l’ARAN per forzare l’afferenza dell’intera Area III (dirigenza sanitaria, tecnica, professionale e amministrativa) in un’unica area contrattuale del SSN con l’Area IV (dirigenza medica), nonché di allargare il tavolo di confronto con Ministro e Governo chiesto dalle OOSS dei medici a tutto il mondo della sanità che rappresentano, è sorprendente.

Quelle stesse sigle finora mute, e ferme, anche di fronte agli scioperi dei medici, sul peggioramento delle condizioni di lavoro, che gli infermieri, quelli che assistono i malati per lo meno, condividono con i medici, sul blocco contrattuale, che erode il potere di acquisto di tutte le retribuzioni in sanità da 7 anni, sulla crisi occupazionale, che spinge infermieri e medici alla emigrazione o al precariato sottopagato, ritrovano miracolosamente la parola per chiedere di accodarsi ai medici e di aggiungere a tavola tre posti in più. Attive solo nell’animare per anni, in splendida solitudine senza la apologia della integrazione, tavoli tecnici per balcanizzare aspetti ordinamentali, quali le competenze professionali, e limitare, forzando una legge finanziaria, quelle dei medici, oggi vogliono inserire nella stessa area contrattuale dirigenti sanitari e dirigenti amministrativi che con i primi condividono solo il luogo di lavoro. Irricevibile.

Ogni qualvolta il Ministero della Salute avvia un dialogo con i Medici, si manifestano tentativi di interdizione, attraverso rivendicazioni di ogni genere, finalizzate al disconoscimento della peculiarità del ruolo professionale dei Medici e delle loro organizzazioni sindacali. Quello odierno, teso ad evitare che possa essere affrontata nelle sedi appropriate la Vertenza Salute in corso, si traduce in un arrogante invito a calpestare non solo le leggi (art. 54 Dlgs 150/2009 e art.11 L. 124/2015, che dispone “la collocazione del personale dirigente amministrativo, tecnico e professionale della sanità nel ruolo unico della dirigenza regionale”) ma anche la logica, volendo accorpare categorie professionali regolate da istituti economici e normativi del tutto differenti.

Il reciproco rispetto di ruoli e competenze tra la professione medica e le altre professioni sanitarie mal si concilia con l’obiettivo di una integrazione non “multiprofessionale”, ma “multidisciplinare”, in una equivalenza di ruoli professionali: dal “task shifting” al “task snatching”. Ammesso che tutti gli infermieri vogliano fare da pedana ai pochi interessati a svincolarsi dall’assistenza al paziente per accedere all’agognato ruolo di dirigenti del SSN. Sarebbe più coerente che chi rivendica competenze meramente gestionali, si unisse con i dirigenti amministrativi. Ma la logica, al giorno d’oggi, appare avere sempre meno seguaci.

Sappiano il Ministro della Salute e quello della Funzione Pubblica, che i Medici considerano inaccettabile una invasione dell’area contrattuale della dirigenza medica e sanitaria ed un “tavolo di confronto” condiviso con “i rappresentanti di tutte le professioni sanitarie e di assistenza e di tutti i lavoratori che operano nel SSN”. Vigente, tra l’altro, lo strappo operato attraverso il comma 566 della L. 190/2014. E, comunque, nessuno si illuda di partecipare ad un tavolo comune nel tentativo di dettarci le regole del nostro lavoro.

Governo e Regioni si adoperino per trovare soluzione alle questioni poste dalla Vertenza Salute e dallo Sciopero Nazionale proclamato per il 17 e 18 marzo, e superare una fase aperta a mille opportunismi, anche favorendo accordi sulle aree contrattuali rispettosi delle specificità professionali per giungere ad una rapida apertura della negoziazione.

ANAAO ASSOMED – CIMO – AAROI-EMAC – FVM – FASSID (AIPAC-AUPI-SIMET-SINAFO-SNR) – FESMED – ANPO-ASCOTI-FIALS MEDICI – FIMMG – SUMAI – SMI – FIMP

fonte: ufficio stampa

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