Torino, 29 novembre 2021 – L’eccezionale combinazione dei numeri: il 4 ricorre nei numeri che caratterizzano l’attività di trapianto di rene di Città della Salute. Nel novembre di 40 anni fa si iniziava questa storia, che ha portato il Centro trapianti renali “A. Vercellone” delle Molinette al primo posto in Italia e tra i Centri europei di maggior spicco. Casualmente in questi giorni è stato tagliato l’eccezionale traguardo di 4.000 trapianti di rene proprio all’ospedale Molinette ed è stato effettuato il 400º trapianto di rene da donatore vivente del Piemonte.
L’alto tasso di donazione degli organi, grazie alla generosità e all’altruismo diffuso nella popolazione piemontese, l’impegno di tutti i Centri di Rianimazione, l’aumento del trapianto da donatore vivente, il potenziamento dell’iscrizione in lista con allargamento a pazienti sempre più complessi, la politica aziendale di rafforzamento del programma anche sulla linea della continuità, sono tra i motivi di questi ultimi numeri ottenuti nonostante le recenti difficoltà legate alla pandemia.
Non è un caso che il rene del trapianto numero 4.000 provenisse da donatore, la cui morte era stata accertata – proprio alle Molinette – con criteri cardiologici (donatore cosiddetto “a cuore fermo”), una nuova tipologia che da alcuni anni si sta affermando in tutto il mondo. E’ doveroso essere grati alla generosità del donatore deceduto e dei suoi familiari.
Le ragioni del successo
Il prof. Luigi Biancone (responsabile del Programma di Trapianto renale dell’ospedale Molinette di Torino) commenta: “Non è solo una questione di numeri ma anche di qualità dei risultati: i dati appena pubblicati dal Centro Nazionale Trapianti dell’Istituto Superiore di Sanità mostrano come Torino sia leader in Italia nei trapianti complessi sia dal punto di vista chirurgico che dal punto di vista clinico con risultati di rilievo. D’altronde sin dall’inizio la filosofia del Centro è stata quella di crescere ed offrire questa possibilità terapeutica a più pazienti possibili cercando di fare fronte alle loro problematiche che spesso determinavano l’esclusione al trapianto in altri Centri”.
“Riceventi e donatori anziani, trapianti di rene da donatore a cuore fermo, ritrapianti, trapianti renali in condizioni di urgenza, trapianti ad alto rischio di rigetto, trapianti renali combinati con altri organi eseguiti insieme alle équipes specifiche d’organo, trapianti da donatore vivente con gruppo sanguigno diverso, rappresentano ormai da anni la routine per questo ospedale, le cui straordinarie risorse professionali sono diffuse in tutte le discipline, e che con capacità e passione da sempre offrono il loro contributo al Programma – prosegue il prof. Biancone – Una ragione del successo risiede pure nella Rete regionale dei Centri di Nefrologia e Dialisi, la cui collaborazione è fondamentale per indirizzare i pazienti al trapianto e per seguirli – per la parte di loro competenza – dopo il trapianto”.
L’impianto organizzativo si articola sulla sinergica collaborazione tra l’équipe nefrologica medico-infermieristica della Nefrologia Dialisi e Trapianto universitaria (diretta dal prof. Luigi Biancone), che si fa carico della gestione clinica dei pazienti sia nella fase pre sia post-trapianto (e svolge funzioni di coordinamento del programma) con la Chirurgia vascolare ospedaliera (diretta dal dott. Aldo Verri), con l’Urologia universitaria (diretta dal prof. Paolo Gontero) per la parte chirurgica e la Rianimazione ospedaliera (diretta dal dott. Roberto Balagna).
Le tipologie di trapianto di rene
Al 31 ottobre 2021, sono già 4.016 i trapianti di rene, di cui 165 trapianti di entrambi i reni, 47 trapianti di rene da donatori a cuore fermo, 59 trapianti combinati di rene e pancreas e 85 trapianti combinati di rene e fegato (grazie alla collaborazione con il Centro Trapianti di fegato diretto dal prof. Renato Romagnoli), 5 di rene e cuore ed 1 di polmone e rene (grazie alla collaborazione con il Centro Trapianti di cuore diretto dal prof. Mauro Rinaldi).
Infine, è sempre più intenso l’impegno a potenziare il trapianto renale da donatore vivente (proprio in questi giorni il 247° trapianto eseguito alle Molinette – con i 153 di Novara – ha permesso di raggiungere quota 400 in Piemonte). Oggi, agevolmente effettuato grazie al prelievo mini-invasivo del rene nel donatore e disponibile anche in presenza di incompatibilità del gruppo sanguigno, è capace di offrire la miglior opzione in assoluto in ambito di trapianto renale con prospettive di successo superiori rispetto al trapianto da donatore cadavere, e in grado di annullare la necessità di dialisi e di una attesa in lista.
Tutto un ospedale che collabora ai trapianti
Adesso, come 40 anni fa, oltre i reparti “cardine”, il successo del programma di trapianto è frutto del grande lavoro di squadra di tutta la Città della Salute di Torino, ed è doveroso citare il Coordinamento regionale Trapianti con il laboratorio di Immunogenetica e Biologia dei Trapianti (diretto dal prof. Antonio Amoroso) e il Coordinamento regionale Prelievi d’organo e tessuti (diretto dalla dott.ssa Anna Guermani), il Centro Trasfusionale, il servizio di Anatomia Patologica, la Radiologia, i Laboratori, la Cardiologia, la Chirurgia Generale, la Chirurgia epatica, la Cardiochirurgia, la Microbiologia, l’Infettivologia, la Medicina d’Urgenza, la Psicologia, l’Ematologia e tantissime altre strutture che partecipano al momento del trapianto e/o nel follow-up dei pazienti trapiantati.
Il Direttore Generale della Città della Salute, dott. Giovanni La Valle, si complimenta con tutte le équipe che hanno reso possibile il raggiungimento di questi importanti traguardi, precisando “in realtà un trapianto non è solo il lavoro del chirurgo che lo esegue, ma è l’espressione dell’efficace organizzazione, del buon funzionamento e dell’elevata professionalità dell’intero ospedale”.
Grazie a questa intensa attività di trapianto, nel Piemonte – tra le prime regioni in Italia – il numero dei pazienti nefropatici curati con il trapianto sta sopravanzando quello dei pazienti curati con la dialisi, avvicinandosi al sorpasso – secondo i dati dell’Osservatorio regionale per la Malattia renale cronica.