1 Maggio, FISMU: “Non è una giornata di festa, ma di lutto e di lotta”

Dott. Francesco Esposito, segretario generale FISMU: “Si rompa il silenzio! Affrontando il coronavirus nella precarietà, senza tutele, a mani nude, senza sicurezza e politiche di prevenzione, con molte, troppe vittime tra gli operatori del SSN”

Roma, 1 maggio 2020 – Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti-Fismu in occasione del 1 maggio, festa dei lavoratori, considera la giornata come un momento di lotta e di lutto, non solo come una storica ricorrenza.

Francesco Esposito, segretario generale FISMU chiede agli italiani di “rompere il silenzio e la vuota retorica e di far sentire forte la voce della cittadinanza dando solidarietà concreta agli operatori del SSN”, e li invita a “unirsi alle future proteste dei medici contro chi ha sbagliato nella gestione della crisi”.

Quindi Esposito fa appello al Governo, al premier Giuseppe Conte, al ministro Roberto Speranza, ai presidenti delle Regioni e ai Sindaci, ai partiti di opposizione e maggioranza: “Ora basta con i calcoli elettorali e con le divisioni politiche, serve unità per analizzare gli errori commessi, sono urgenti proposte concrete per sconfiggere la pandemia e affrontare bene la cosiddetta Fase 2”.

“Servono iniziative legislative immediate per supportare i professionisti del SSN – insiste il segretario generale FISMU – scudo legale per i medici, tutele Inail per tutti i camici bianchi anche quelli convenzionati sul territorio, stop ai contratti precari, stabilizzazione per camici grigi (anche gli equivalenti ed equipollenti della medicina generale) e 118 (passaggio a dipendenza), indennità aggiuntiva di rischio, previsione di un fondo pubblico per le famiglie dei camici bianchi vittime del Covid, fornitura di dispositivi di sicurezza adeguati e piano di prevenzione e tamponi per tutti i camici bianchi”.

“Abbiamo affrontato il coronavirus nella precarietà, senza tutele, a mani nude, senza sicurezza e politiche di prevenzione, con molte, troppe, vittime tra gli operatori del SSN. Quella di oggi non è solo una storica ricorrenza, come è stata negli anni passati, non è una giornata di festa, ma di lutto e lotta come quella di Chicago del 1886 o, in Italia, di Portella della Ginestra nel 1947”.

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